Qui Milano – Etica medica, la lezione ebraica

chisalva’Chi salva una vita salva il mondo intero’ è un messaggio di speranza e di fiducia.

Un messaggio che in questa serata abbiamo visto affermarsi nei diversi interventi”, così rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nel corso dell’ultimo appuntamento di quest’anno a Milano di Kesher, il ciclo di conferenze su temi ebraici. Un incontro, quello di lunedì sera, dedicato al valore della vita e organizzato assieme all’Associazione Medica Ebraica e al Maghen David Adom. Protagonisti dell’incontro – a cui ha partecipato il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach -, il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib, il Consigliere dell’UCEI e presidente dell’Ame Giorgio Mortara, il presidente dell’Associazione Italiana Amici del Maghen David Adom Sami Sisa e la giornalista scientifica Daniela Ovadia.

A raccontare poi la propria esperienza in Israele, nel campo dell’emergenza medica, il direttore della struttura piemontese di Maxiemergenza Mario Raviolo e la ricercatrice Giorgia Cagnon.

Tra il pubblico presente in sala, anche il presidente della Comunità ebraica milanese Milo Hasbani.
Ad aprire la serata le considerazioni di rav Arbib e rav Della Rocca in merito al principio enunciato dal Talmud che “chi salva una vita salva il mondo intero”. Rav Arbib ha ricordato come l’uomo sia fatto a immagine di D.o e da qui derivi l’uguaglianza e l’unitarietà dell’intera umanità richiamata nel Talmud; un pensiero espresso anche da rav Della Rocca che ha sottolineato come nell’ebraismo il concetto di salvare la vita faccia riferimento a un’azione legata al corpo ma valga altrettanto per lo spirito. Una doppia attenzione, dunque, oggetto di riflessione in questi mesi di un ciclo di conferenze promosse dall’Associazione medica ebraica, come ha ricordato ieri il presidente Mortara. “Insieme per prenderci cura”, il titolo dei seminari (organizzati dall’Ame assieme alla Biblioteca Ambrosiana, al Coreis, Collegio Ipasvi , Fondazione I Irccs Ca’ Granda) di cui il prossimo si terrà il 30 giugno al Policlinico di Milano e il cui tema sarà “L’umanizzazione dell’ospedale: dall’architettura alla multiculturalità”, ha sottolineato Mortara, ricordando inoltre le tante iniziative promosse dall’Ame, grazie in particolare al supporto di Teva.  Tra queste, le borsa di studio che hanno permesso ad esempio a Daniela Ovadia di partecipare – assieme al medico Cesare Efrati – al decimo Congresso Mondiale di Bioetica, etica e di diritto della sanità, tenutosi lo scorso gennaio a Gerusalemme. “Un’esperienza profondamente formativa”, ha spiegato Ovadia, ricordando le differenze tra l’approccio ebraico e quello cattolico rispetto ai temi di bioetica. “Nell’ebraismo, ci sono principi universali come quelli noachici e altri che fanno riferimento specificamente agli ebrei, e questa dualità permette una certa elasticità quando si tratta di confrontarsi con gli altri su questioni di valore come quelle proposte dalla bioetica medica”. “La bioetica moderna – ha spiegato Ovadia – è l’arte del compromesso, è un laboratorio di convivenza civile, un modo per imparare a stare con chi è diverso da te”. Di approccio diverso, ma su un altro piano, ha parlato Mario Raviolo, tra coloro che hanno usufruito della borsa di studio di Ame e Amici del Maghen David Adom per seguire un corso di formazione di medicina d’emergenza in Israele. “Una realtà straordinaria, di estrema professionalità – ha affermato Raviolo, ricordando con una certa commozione l’esperienza israeliana e sottolineando lo stupore per l’eccellenza del sistema emergenziale attivo in Israele. Una dimensione raccontata anche da Sami Sisa e Giorgia Cagnon, che hanno raccontato la dimensione del Maghen David Adom e la sua capacità di confrontarsi e rispondere con grande prontezza alle urgenze.
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