Dossier 5768 / per Israele un anno in salita fra ricerca della pace e nuovi leader

Prima di tutto Israele. L’anno ebraico 5768 che volge al termine si è esteso su un arco di tempo denso di avvenimenti nel mondo ebraico. Nel corso di tre straordinari dossier, il primo dei quali è interamente dedicato allo Stato ebraico (il secondo sarà incentrato sul mondo ebraico e lo scenario internazionale e il terzo sul mondo ebraico italiano), la redazione di moked.it ne ripercorre i principali avvenimenti. E’ un dono ai lettori che consentirà a molti di entrare nell’anno nuovo con maggiore consapevolezza. Ma è anche una delle prime prove di una redazione appena nata, che ambisce a costituire un punto di riferimento nell’ambito del mondo ebraico italiano e della società in cui viviamo.
A tutti, assieme all’augurio di una lettura stimolante, anche quello di un anno buono e dolce.
g.v.

Il 5768 è stato per Israele l’anno dei molteplici preludi di pace, l’anno del senso d’urgenza e di allarme nei riguardi del programma nucleare iraniano e anche quello di un Primo ministro impigliato in una battaglia persa per rimanere in carica.
Israele e la leadership dell’Autorità palestinese ha lanciato nuovi negoziati dopo la Conferenza per la pace di Annapolis dello scorso novembre. La Siria e Israele hanno annunciato che a maggio avevano iniziato negoziati indiretti con la mediazione della Turchia. A giugno, invece, Israele e Hamas nella striscia di Gaza si sono accordati per fare una tregua favorita dalla mediazione egiziana.
Con il Primo ministro Ehud Olmert alle strette a causa di indagini a suo carico per l’accusa di corruzione, molti commentatori nel corso dell’anno hanno detto di dubitare che il suo intenso impegno verso i negoziati non fosse altro che un modo per sopravvivere politicamente e non per ottenere dei risultati diplomatici effettivi. La debolezza di Olmert ha quindi creato un’ombra sui suoi sforzi strategici e diplomatici.
Anche prima che Olmert e il presidente delle Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, si incontrassero ad Annapolis, i responsabili delle trattative erano preoccupati che i due leader fossero troppo deboli per raggiungere un accordo. Al vertice, che ha attirato un’impressionante presenza di leader arabi, le due parti si erano impegnate a raggiungere a un accordo di pace entro la fine del 2008. Un accordo che doveva poi essere implementato non appena le condizioni lo avrebbero reso possibile. L’America ha dedicato molta energia a questo processo. Il presidente Bush si è recato in Israele per due volte, a gennaio e a maggio. Il segretario di Stato, Condoleeza Rice, ha organizzato diversi viaggi in Israele per monitorare il processo. L’ex primo ministro britannico, Tony Blair, l’inviato speciale del Quartetto Internazionale, che comprende Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e Russia, ha contribuito a mettere insieme più di 7 miliardi di dollari per aiutare l’economia palestinese in forte depressione. Il Generale americano, Keith Dayton, ha addestrato le forze palestinesi per aiutarle a garantire la sicurezza in alcune aree della Cisgiordania.
Ma finché Hamas controllerà Gaza, la pace definitiva tra Israele e i palestinesi rimarrà una prospettiva lontana. I bombardamenti ed i razzi su Israele da Gaza hanno continuato incessantemente, mentre la strategia di rappresaglia israeliana – che aveva come target gli uomini della milizia e che imponeva un blocco via terra e via mare su di Gaza – non è riuscita a portare la calma tra i tormentati abitanti dei territori israeliani vicini alla striscia.
Come se non bastasse, Israele ha dovuto subire critiche delle organizzazioni internazionali per aver dichiarato Gaza “un territorio ostile” e per aver tagliato l’elettricità e carburante alla striscia.
Alla fine di Gennaio, Hamas ha affrontato il blocco imposto da Israele, violando il confine con l’Egitto e permettendo a migliaia di palestinesi di entrare in territorio egiziano.
Dopo l’intervento egiziano per chiudere nuovamente il confine, i combattimenti tra Israele e i militanti si sono intensificati, e Hamas ha lanciato razzi sulla città di Ashkelon, mentre Israele ha compiuto un’incursione su Gaza all’inizio di marzo.
La calma è tornata solo a fine giungo, quando Hamas e Israele si sono accordate su una tregua. Nonostante ciò, Hamas continua a rifiutare di riconoscere Israele o di raggiungere un accordo di pace. Nel frattempo Israele ha aperto negoziati indiretti di pace con un altro sponsor del terrorismo, il regime di Damasco.
Anche se l’anno è cominciato dopo un’incursione aerea israeliana su una sospetta installazione nucleare siriana, e nonostante a febbraio il capo delle operazioni di Hezbollah, Imad Mughniyeh, sia stato eliminato sul territorio siriano, Israele e Siria hanno tenuto contatti in segreto sotto l’egida della Turchia. Il 21 maggio, in un comune annuncio rilasciato simultaneamente a Gerusalemme, Damasco ed Ankara, le parti hanno rinnovato l’intenzione di parlare di pace. Quello che si chiedono in molti è se la Siria, in cambio del territorio del Golan, si possa effettivamente distaccare dall’orbita iraniana. La maggior preoccupazione strategica che ha avuto Israele nel 5768 non è stato il processo di pace, ma l’impegno iraniano sul fronte nucelare.
L’intensa azione israeliana per ottenere misure più rigide contro l’Iran da parte della comunità internazionale, ha subito un forte rallentamento lo scorso dicembre, quando una stima della National Intelligence americana ha indicato che l’Iran aveva sospeso un programma segreto per armi nucleari nel 2003. Agenti dell’intelligence israeliana hanno argomentato che da allora il programma è stato ripreso ed intensificato. Ma è divenuto sempre più chiaro che gli Stati Uniti, e l’Occidente in generale, si stavano allontanando sempre di più dall’idea di affrontare l’Iran.
Con il parziale fallimento delle sanzioni nel fermare il sospetto programma nucleare iraniano, le dichiarazioni dei politici israeliani nei confronti dell’Iran si sono fatte più dure. Il ministro dei Trasporti israeliano, Shaul Mofez, ha dichiarato che un attacco israeliano su Iran stava diventando inevitabile. “Le alternative stanno sparendo”, ha dichiarato.
A giugno l’aviazione israeliana ha compiuto manovre che simulavano un attacco aereo sulle installazioni nucleari iraniane, alimentando la paura che se la comunità internazionale avrebbe fallito ad agire, Israele sarebbe stata pronta ad un attacco preventivo.
Nel frattempo, molti membri della Knesset e dell’intelligence israeliana si sono dimostrati preoccupati che Olmert si stesse distraendo troppo, a causa delle accuse di corruzione, per essere in grado di concentrarsi sulla minaccia iraniana.
Il Primo ministro israeliano è finito sotto indagine per aver presumibilmente ricevuto un notevole sconto sull’acquisto di un’abitazione a Gerusalemme in cambio di aiuto nell’ottenere permessi edili per altri progetti. L’indagine riguarda anche il presunto tentativo di forzare le condizioni di un’offerta per la privatizzazione della Banca Leumi in modo da favorire l’amico Frank Lowy, un magnate australiano. Un’altra indagine riguarda l’ipotesi di aver favorito l’equipe che ha controllato come ministro del Commercio, dell’Industria e del Lavoro tra il 2003 e il 2005.
Ma lo scandalo che ha infine spinto Olmert a dare le dimissioni, è emerso alla fine di maggio. Morris Talansky, un uomo d’affari americano, ha testimoniato che Olmert avrebbe accettato donazioni per circa 150 mila dollari (circa 100 mila euro) in contanti in circostanze sospette nel lasso dei 15 anni prima di diventare primo ministro. La polizia ha confermato che il Primo ministro è sotto indagine anche per alcune spese di viaggio che appaiono irregolari.
La figura pubblica di Olmert ha sofferto anche degli esiti incerti della guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah.
La relazione rilasciata dalla commissione del Winagard a fine gennaio è stata molto critica sui risultati dell’azione militare. Il Primo ministro ha sostenuto che la relazione voleva difendere la sua decisione di lanciare un’operazione d’attacco nelle ultime 60 ore di guerra, nonostante l’operazione sia la vita a molti e la sua utilità sia rimasta incerta.
I soldati catturati nell’attacco che fece scattare la guerra non erano ancora stati liberati. Solo a luglio si è registrata una svolta, e solo grazie alla diplomazia e non alla guerra.
Alla fine di giugno, quasi due anni dopo lo scoppio della guerra, Israele ed Hezbollah si sono accordati sullo scambio dei prigionieri. A luglio i resti dei riservisti israeliani Eldad Regev e Ehud Goldwasser sono stati restituiti ad Israele in cambio di 200 terroristi libanesi e palestinesi e il rilascio di cinque terroristi libanesi, tra cui il famigerato Samir Kuntar.
L’accordo è stato lodato, ma anche criticato dai media israeliani, Hezbollah intanto ha festeggiato lo scambio come un’enorme vittoria.
Alle strette tra una bassa popolarità e le accuse di corruzione, abuso di fiducia e violazione delle regole per le campagne elettorali, Olmert ha infine deciso di annunciare che non si sarebbe ricandidato per le primarie del suo partito, Kadima, a settembre.
Il nuovo leader di Kadima, sarebbe divenuto anche primo ministro di un nuovo governo di coalizione in attesa delle nuove elezioni.
Questo avvicendamento è puntualmente avvenuto in settembre, con la nomina di Tzipi Livni a nuovo leader di Kadima e la silenziosa uscita di scena di Olmert, proprio alla vigilia del nuovo anno ebraico.
Notizie ben più rassicuranti, invece, sono giunte dal fronte economico. Nonostante le tempeste politiche del 5768, l’economia israeliana è rimasta relativamente forte. Nel primo trimestre del 2008, la disoccupazione ha toccato il livello più basso negli ultimi 13 anni (6,3 per cento). Nel 2007 il reddito interno lordo pro capite è salito a 31.767 dollari, raggiungendo livelli paragonabili a quelli di realtà occidentali come la Francia e l’Italia.
Tuttavia la forza dello Shekel, la valuta israeliana, che nel 5768 ha guadagnato il 20 per cento circa contro il dollaro, ha colpito le esportazioni israeliane e per la prima volta da tanti anni l’inflazione torna a far sentire la sua minaccia.

a cura di Loren Raccah
(dossier realizzato sulla base delle notizie d’agenzia e della rassegna stampa con la collaborazione della redazione di moked.it)