Wiesel/Englaro

Domenica scorsa la Comunita Ebraica di Venezia ha organizzato un bel convegno su Elie Wiesel in occasione del suo ottantesimo compleanno. Tra i molti spunti di riflessione proposti dai vari relatori è emerso il tema dei diritti umani in relazione alle lotte sostenute da Wiesel contro l’indifferenza e contro l’oblio. Nel suo libro “Giobbe o Dio nella tempesta” Elie Wiesel scrive: “… mai potrò accettare l’altrui morte. Forse alla fine dei miei giorni sarò pronto a giustificare la mia…ma quella degli altri no…mai!!…”. L’indifferenza secondo Elie Wiesel non è soltanto un peccato ma piuttosto una punizione. Il paradigma, potremmo aggiungere, della disumanità dell’uomo.

Roberto Della Rocca, rabbino

Ho tre figli. Non oso, non voglio immaginare che cosa mi passerebbe per il cuore, la testa e ogni fibra del corpo, se mi trovassi a dover decidere su un sondino da staccare o tenere addosso a uno di loro. E se anche lo volessi provare a immaginare, non ci riuscirei. Non sono in grado di mettermi nei panni di un padre, di una madre in una circostanza del genere: è qualcosa di talmente grande e remoto. Eppure, in questi ultimi giorni tanti, sul fronte delle pubbliche opinioni, non hanno a quanto pare avuto alcuna difficoltà, nel dichiarare: farei questo, non farei quell’altro. Quante volte, nelle piccole cose della vita quotidiana, sarebbe utile e persino salutare provare a mettersi nei panni degli altri. E invece è l’ultima cosa che passa per la mente di fare. Mentre in una tragedia come questa, chissà perché, è diventato un esercizio da principianti. Comunque, una cosa credo di averla capita. Che se fossi una madre in una situazione del genere, sopporterei con grande fatica l’evidenza che si è colta l’occasione del mio dramma per esercitare una generale politica dell’ipocrisia, malamente travestita da etica.

Elena Loewenthal, scrittrice