Donne d’Israele 5 – Bar Refaeli Un’ambasciatrice in bikini

Non è la donna israeliana più celebre del mondo, perché il titolo spetta a Tzipi Livni. Ma Bar Refaeli, la modella assurta qualche tempo fa alla fama planetaria per la sua tormentata liaison con Leonardo Di Caprio, è senz’altro l’unica israeliana a campeggiare languida in bikini sulla fiancata di un Boeing (quello della Southern airwest che l’ha scelta come testimonial). Ed è anche l’unica ad aver conquistato, qualche giorno fa, la copertina di Sports illustrated swimsuit edition, vetrina di massimo prestigio per ogni top model, che la ritrae alle Grenadine mentre accenna a sfilarsi un due pezzi minimo a tinte pastello. Tale la fama mediatica della bionda israeliana che è già scattata la corsa sia al bikini griffato Missoni (per la modica cifra di 575 euro) sia alla collana d’oro a tre fili che sfoggia al collo.
Bar Refaeli – nata 23 anni fa a Hod ha Sharon da una famiglia proprietaria di un allevamento di cavalli – è divenuta ormai il volto d’Israele nel mondo. Un’identificazione che lei stessa non esita ad accreditare nelle interviste in cui sottolinea sempre le sue origini israeliane esprimendo anche valutazioni politiche (nelle recentissime elezioni si è schierata ad esempio a favore di Tzipi Livni). La copertina di Sports illustrated che l’ha proiettata definitivamente nell’olimpo delle top mondiali segnala infatti un’esposizione mediatica così forte che perfino il serioso quotidiano Haaretz le ha dedicato un lungo editoriale.
Tra il serio e il faceto il giornale s’interroga sul suo ruolo di ambasciatrice d’Israele. In che modo, si chiede, Bar può essere di sostegno alle pubbliche relazioni israeliane? E, più nel dettaglio, non è che i suoi scatti in bikini possono addolcire quelle ben più crude della guerra di Gaza? Al ministero degli Esteri, in particolare nell’ambito del Brand Israel project voluto dalla Livni – riferisce il gironale – si ritiene davvero che la modella sia di grande aiuto nel contrastare l’immagine di Israele come paese duro e poco attrattivo. “L’aspettativa – chiosa Haaretz – è che Bar Refaeli provi che Israele è come l’Occidente. Le giovani donne dell’Iran, di Hezbollah o Hamas non sono fotografate in costume da bagno. (…) Agli occhi israeliani, una foto di Refaeli su un aereo ci rende più americani e occidentali”.
Nemmeno le frasi infelici a proposito del servizio militare schivato, sfuggitele qualche anno fa durante un’intervista, sono riuscite a incrinare la sua immagine di portavoce dell’Israele più moderna e trendy. “Perché è bene morire per il proprio paese? Non è meglio vivere a New York?”, dichiarò Bar a Yediot Aharonot. E ancora “volevo davvero servire l’esercito, ma non mi pento di non essermi arruolata perché prendeva un mucchio di tempo”. La polemica sulla top che per non rovinarsi la carriera aveva evitato la ferma sposandosi con un conoscente (matrimonio di comodo subito sciolto) divampò immediata. Ma la querelle si chiuse con altrettanta rapidità tra le rituali minacce di querela al giornale, accusato di aver frainteso, e un’affettuosa visita della bella dagli occhi blu ai ragazzi delle forze armate. Riconquistato il suo ruolo d’icona d’Israele, Bar Rafaeli ha dunque incontrato le massime autorità, tra cui Shimon Peres, nel viaggio che nel 2007 la portò in Israele insieme a Leo Di Caprio, conosciuto due anni prima a un party a Las Vegas. E in tempi più recenti ha dialogato all’Eliseo con Sarkozy, immortalato mentre affonda lo sguardo nel decolleté della signorina che sfoggia un generoso 89-60-90.
Di Bar, che iniziò la sua carriera a soli otto mesi con uno spot di un prodotto per bambini e proseguì con innumerevoli spot e servizi fotografici fino al concorso che nel 2000 la consacrò Model of the year, le cronache non conservano traccia di particolare personalità o spessore. Cosa fa per far conoscere i problemi di Israele? Le chiedono qualche mese fa in un’intervista. E lei, serafica, “io non sono un personaggio politico, e non conosco abbastanza la situazione per parlarne, ma tutte le volte che me lo chiedono provo a far sapere quanto sia bella la mia terra”. “Nel mio Paese noi usciamo, ci divertiamo, abbiamo una vita normale. Ci sono posti pericolosi, nel Nord e a Gaza. Lì si combatte, la popolazione vive esperienze terribili. Ed è molto triste, ma questo non succede dappertutto”.
E ancora, “Ricordo continuamente a me stessa i privilegi in cui vivo. Ho una bella vita, viaggio, ho occasione di conoscere gente fantastica. In più, so che piaccio, che faccio colpo sulla gente, e questo è incoraggiante. Così, anche quando sono esausta, e a volte succede, mi dico, ok, va bene, sono molto fortunata”. Banalità? Forse. Ma basta guardarla mentre, statuaria e con i capelli al vento, indossa quel mitico bikini sullo sfondo del mare blu delle Grenadine, per rendersi conto che Bar Refaeli può essere davvero un’arma segreta nella guerra per immagini che da anni serpeggia in Medio Oriente.

Daniela Gross

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