Lag ba Omer/Shoah

Oggi e’ Lag Baomer, il trentatresimo giorno
dell’Omer, periodo che ci traghetta da Pesach a Shavuot. Come in altre ricorrenze anche in questo giorno, nel quale si interrompono le manifestazioni del lutto, si mischiano significati storici, nazionali e religiosi. Uno tra i motivi che conferiscono carattere semifestivo a questa giornata è la cessazione della pestilenza che colpì le 12.000 coppie di discepoli di Rabbi Akiwa. Secondo la tesi, riportata nel Talmud, questi valorosi allievi, indicati significativamente come coppie, sono stati puniti perché non si rispettavano adeguatamente l’uno con l’altro. Il grande paradosso è che erano i discepoli di quel Maestro, Akiwa ben Josef, che forse ha insistito più di ogni altro Rabbino sulla importanza fondamentale del rispetto per il prossimo. Talvolta i piu grandi fallimenti sopraggiungono proprio laddove vi sono maggiori aspettative. A noi oggi il lutto per questa pestilenza, avvenuta durante l’Omer e che precede la festa di Shavuot, viene a ribadirci come non può esserci un’appropriata ricezione della Torà se non impariamo a rispettare il nostro prossimo. Questi giorni che precedono il Tempo del Dono della Torà costituiscono quindi una sorta di bonifica del nostro terreno interiore sul quale dobbiamo piantare quell’albero della Vita rappresentato dalla Torà che non potrà crescere bene se non vi sono i presupposti etici e le qualità comportamentali che vanno sotto il nome di derekh eretz.

Roberto Della Rocca, rabbino

Se diciamo che i barconi di immigrati respinti dal governo italiano sono come la nave St. Louis non bisognerà lamentarsi quando qualcuno dirà che Gaza è come Auschwitz. I due paragoni hanno lo stesso grado di fondatezza. Cioè zero. Ed entrambi contribuiscono allo stesso modo alla banalizzazione della Shoah.

Giorgio Israel, storico della scienza