censimento/società

La Parashà di Bemidbàr, che abbiamo letto shabbat scorso e che precede la festa di Shavuòt, inizia con il comandamento del censimento. E’ noto tuttavia che, quando non è D-o a prescrivercelo, a noi è proibito contarci. Anche laddove abbiamo necessità di sapere se abbiamo raggiunto il quorum necessario per svolgere una preghiera pubblica possiamo dedurlo soltanto attraverso alcune formule formate da 10 parole. Contarci potrebbe indurci a comportamenti di sopravvalutazione delle nostre capacità e farci scivolare in atteggiamenti trionfalistici. Perfino il re David viene punito quando di sua iniziativa censisce il popolo. Non a caso l’espressione con la quale D-o comanda a Moshè il censimento è: “Quando alzerai la testa….”. Il censimento va fatto alzando la testa. Secondo Ramban questo significa accordare “onore e grandezza a ogni individuo”. Il censimento quindi non come un atto meramente tecnico e amministrativo ma, piuttosto, un’occasione di valorizzazione dei rapporti tra i leader e il popolo.

Roberto Della Rocca, rabbino

Una caratteristica della società postmoderna è sapere troppo su tutto e troppo poco su se stessi.

Vittorio Dan Segre, pensionato