benedizione…

Questo Shabbat leggeremo nella Torà il testo della benedizione sacerdotale, che è di uso comune nella nostra liturgia sinagogale e in ogni altro evento. Originariamente e tuttora sono i kohanim, i sacerdoti, i primi a dover dare questa benedizione, dove il presupposto è che la benedizione non proviene da loro, ma sono loro a invocarla e per il merito di questa invocazione saranno anche loro benedetti. Sembra semplice, ma non lo è, perché molto spesso invocare il bene per gli altri può essere psicologicamente molto difficile se non impossibile. La tradizione, ispirandosi anche al racconto di Ruth che abbiamo letto lo scorso Shabbat, insegna che il potere-dovere di benedire spetta a chiunque e che “la benedizione di una persona semplice non va considerata come cosa di poco conto”. La società che si vuole è quella in cui ognuno desideri per l’altro qualche cosa di buono, con la convinzione (non solo la speranza), che questo desiderio produca effetti benefici.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma