Qui Milano – In piazza con gli studenti iraniani per la democrazia

Ormai ben poco riesce a raggiungere i media occidentali, ma le manifestazioni contro Ahmadinejad, a sostegno della democrazia in Iran continuano, così come la spietata repressione del regime, gli arresti, le torture. Di pochi giorni fa la notizia di sei impiccagioni.
Sono i giovani a scendere in piazza a Teheran, gli universitari, i liceali, le donne, già da tempo esasperati per le sistematiche limitazioni poste alla loro libertà di scegliere, di esprimere la propria opinione, di poter vivere come vogliono, i brogli elettorali rappresentano solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Proprio nel segno della solidarietà a questa gente, i giovani italiani si sono mobilitati, a Milano con una manifestazione che si è tenuta in piazza della Scala, promossa dall’Unione Giovani Ebrei d’Italia, insieme ad altre associazioni, tra cui gli Studenti Iraniani di Milano e le sezioni giovanili dei principali partiti politici italiani. Giovani proprio come quelli che scendono in piazza a Teheran. Vite che dovrebbero essere simili ma che sono invece così diverse. Perché in Iran è davvero difficile sentirsi padrone della propria vita e del proprio futuro.
Parliamo con Daniele Nahum, presidente dell’Ugei.
Daniele, come nasce il coinvolgimento dell’Ugei in queta iniziativa?
L’Ugei è impegnato nel sostegno dei diritti umani e della battaglia degli studenti iraniani contro il regime già dallo scorso anno. Nel maggio del 2008, dalle pagine de “Il Riformista”, Emanuele Ottolenghi (direttore del Transatlantic Institute, organizzazione non governativa con sede a Bruxelles ndr) in occasione della partecipazione di Ahmadinejad alla conferenza della Fao a Roma, propose di dedicare una via della capitale a Nikou-Nesbati, uno dei principali dissidenti iraniani. Dal carcere (dove si trovava per aver criticato un discorso del presidente iraniano e quindi “messo in pericolo la sicurezza nazionale” ndr), Nikou-Nesbati ringraziò, ma chiese che la via fosse invece dedicata al 9 luglio 1999, data di una grandissima rivolta studentesca in cui persero la vita oltre venti studenti. L’Ugei ha scelto allora di sostenere questa iniziativa. Il 9 luglio 2008 mi sono recato personalmente dal Sindaco di Roma Alemanno, insieme ad altri due dissidenti iraniani Ahmad Rafat e Alì Afshar, per rilanciare la proposta. Alcuni mesi fa abbiamo poi fondato un Comitato per l’intitolazione di una via agli studenti iraniani, insieme alle principali organizzazioni del mondo politico giovanile.
E quindi a che punto siamo?
A Roma il Sindaco Alemanno si è detto favorevole a intitolare una via agli studenti iraniani, e un Consigliere Comunale del Partito Democratico, Paolo Masini, ha presentato di recente una mozione in Consiglio. Abbiamo scelto però di andare oltre, e di lanciare un appello per dedicare una via agli studenti iraniani a tutti i sindaci d’Italia. L’idea è stata subito accolta da Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi, che si è impegnato a realizzarla nel più breve tempo possibile. Anche a Milano le cose si stanno muovendo; con il sostegno del presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri infatti, i consiglieri Lorenzo Malagola del PDL e Pierfrancesco Maran del PD presenteranno domani (oggi ndr) la mozione per una via anche agli studenti iraniani anche nel capoluogo lombardo. E la manifestazione di Piazza della Scala servirà anche a sostenere questa iniziativa.
A proposito della manifestazione, cosa senti di dire ai giovani ebrei e a tutti i cittadini di Milano? Perché è stato importante esserci?
Io credo semplicemente che sostenere la battaglia per i diritti umani e la libertà di quei ragazzi rappresenti per tutti un obbligo morale. Noi abbiamo la fortuna di vivere in un paese in cui la libertà è garantita e data per scontata, e abbiamo quindi il dovere di sostenere chi non ha avuto lo stesso privilegio. Inoltre tutti noi della Comunità ebraica sappiamo bene quale enorme pericolo Ahmadinejad e il regime degli Ayatollah rappresentino per il mondo intero , certo, ma ancora di più per Israele, ed è quindi doppiamente necessario per noi supportare la ribellione dei giovani iraniani contro il regime .

Rossella Tercatin