Kasherut: l’utile provocazione di Sergio Della Pergola

Partendo dal paradosso di una confezione di “italian kosher food” consumata in aereo, prodotta e distribuita in Italia e però certificata kasher (anzi, kosher) da rabbini svizzeri, il professor Sergio Della Pergola, evidentemente non pago della “qualità ragionevole” del pasto, ha sollevato alcuni interrogativi apparentemente ingenui sulle regole della certificazione del cibo kasher nel nostro paese. In realtà sono convinto che conosca già molte risposte al riguardo, ma lo ringrazio per quella che leggo come un’utile provocazione. Alcune risposte si trovano nell’attuale Statuto dell’ebraismo italiano, mentre per gli aspetti halachici la competenza resta ovviamente dei Rabbinati, non solo italiani (salvo che la libera circolazione delle persone e delle merci, almeno nell’Unione europea, non abbia indotto alcuni a dare per abrogato il rispetto halachico della territorialità…). Il problema della kasherut ricorre in occasione di ogni nostro congresso e confido che nel prossimo si possa finalmente mettere mano a correttivi i quali (il professor Della Pergola deve ben saperlo, muovendosi per il mondo e basandosi su quell’osservatorio privilegiato e non certo immune da influenze al riguardo che è Israele) difficilmente potranno però sovvertire le logiche commerciali e le leggi del libero mercato che sono alla base della circolazione anche di questi prodotti.
Grazie però per aver contribuito a mantenere aperto il dibattito. Un ragionamento che spero si sviluppi presto su un tema che si rivela sempre più strategico per il futuro della minoranza ebraica in Italia.

Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, delegato ai problemi della kasherut