…libertà

Sarebbe bene iniziare a prendere sul serio le parole che si usano e a pretendere da noi stessi, per primi, una maggiore attenzione. Ovvero a essere non solo sorvegliati, ma esigenti, perché quando si usano impropriamente parole è probabile che siano le idee ad essere poco chiare o, peggio, a celare intenti che non sono coerenti e conseguenti con il contenuto delle parole che si dicono. Così, in un tempo in cui la parola “libertà” si spreca, occorrerebbe riflettere sul fatto che la libertà di coscienza non può essere eguale per tutti se il governo riconosce una fede e stabilisce che quella e non un’altra ci definisce in quanto nazione. E dunque riconoscere che laddove l’ora di religione è assunta come parte della costruzione dell’identità nazionale ciò che è messo in discussione in quella comunità nazionale non è la libertà di fede, e nemmeno il diritto alla differenza, bensì l’eguaglianza degli individui.

David Bidussa, storico sociale delle idee