il pianto…

Nei testi (Torà, Haftarot) che abbiamo letto a Rosh haShanà c’è una significativa presenza di personaggi femminili, che tra l’altro sono legati da un aspetto inconsueto, il riso e il pianto. Mentre Sara ride, o meglio scherza e ironizza per la sua maternità imprevista, Hagar, Rachel e Chanà piangono. Ancora il pianto singhiozzato (yevavà), che ritma il suono dello shofar, evoca quello della madre di Siserà, il condottiero sconfitto da Debora. Ma, come si vede facilmente dai testi, c’è pianto e pianto. Quello della madre di Siserà è il pianto di una madre prepotente di un generale prepotente, che non si arrende all’evidenza della sconfitta. Quello di Hagar, madre di Ishmael, è il pianto disperato di chi è posto davanti a una disgrazia e semplicemente crolla. Rachel invece piange per i figli esuli e rifiuta di essere consolata, finché non torneranno. Channa, futura madre di Samuele, piange perché non accetta il suo stato e si impegna per il futuro. Messaggio per questi giorni: rifiutare la consolazione finché i problemi non si risolvono, impegnarsi a risolverli.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma