…identità

Undici domande in occasione del convegno mondiale del Presidente Shimon Peres a Gerusalemme. Se è vero che l’appoggio allo Stato ebraico e la memoria della Shoah sono ormai i due pilastri su cui si costruiscono l’identità degli ebrei contemporanei, la percezione che il mondo ha di loro, e i rapporti stessi fra i diversi mondi ebraici in Israele, negli Stati Uniti e in Europa, di chi è la colpa? Se qualcuno ha cercato di imporre questi parametri al collettivo ebraico globale, chi è oggi in grado di produrre alternative culturali ebraiche diverse, originali nei contenuti, e attraenti al di là dei pochi addetti ai lavori? E per il mondo non ebraico, se eliminiamo dal discorso la diade Israele-Shoah, qual è lo spazio diverso concesso agli ebrei? È l’esegesi e la pratica religiosa il terreno sul quale la società civile ebraica e non ebraica pensa di costruire questa alternativa? E quale religione? È la buona cittadinanza e l’aderenza all’identità politica del paese, o a quella in fieri dell’Unione Europea? E sulla base di quale contributo originale di opinione ebraica? Se le idee in circolazione sono stantie, rigide, caduche, dove sono le nuove idee? Esistono reali impedimenti alla libertà creativa, e se sì, chi detiene le chiavi per ridare libertà a queste ali tarpate? Cosa c’è oggi dentro il “noi” degli ebrei che non viene fuori? E se non viene fuori, perché?