Fumetto – Il gatto del Rabbino. Il paradiso terrestre

Io sono il gatto del rabbino. Mi capitano un sacco di cose. Per esempio, una volta sono stato a Parigi e ha piovuto. Così sono tornato a casa, in Algeria.
Il quarto episodio della serie di Joann Sfar ci conduce su altri sentieri e leggende. Il nostro gatto ormai senza più la sua padroncina bighellona con il leone di Malka, il cugino del rabbino. Malka è un personaggio molto saggio e universale nel contesto della società algerina narrata da Sfar, anche se i toni del suo vivere spesso non sono ben identificabili tra reale e immaginario. Spesso le sue storie sembrano vere, ma non lo so. E’ sempre lui per a tirare le corde del sipario e svelare la trama.
Malka in questo suo percorso si confronta con tutta la società civile, con le istituzioni politiche deridendole per la sua stupidità, cantando lodi al Signore e indicando con profondo rispetto i confini della propria cultura e delle altre culture che convivono in Algeria. “…è naturale che io sappia cantare in arabo. Ma non ho il diritto di recitare le preghiere musulmane. Posso entrare in una moschea, meditare con gli altri fedeli. La mia preghiera e la loro vanno nello stesso posto”.
Questa saggezza antica supera i muri che gli uomini costruiscono per dividersi. Joann Sfar usa Malka per percorrere altre strade in questo racconto abbastanza strambo di un gatto che passa il tempo a commentare la vita degli uomini che incontra. Il tema della vecchiaia, della morte, del rispetto dei propri valori a costo della vita stessa. E non manca un serpente che da buon tentatore offre una soluzione alternativa al pensiero naturale di ogni uomo. La storia di Malka è triste, è la storia di un uomo che vuole diventare leggenda e per realizzare questo sogno passa il tempo a inventare storie su sé stesso. Ma dove va Malka? Ha uno scopo? Ha un senso la sua vita? Malka schiaffeggia i politici ipocriti che fomentano l’antisemitismo, incanta le donne con il suo fascino da uomo vissuto, ma proprio perché un innocuo anziano, e non si piega di fronte ai prìncipi. Mentre Malka percorre questa strada fantastica e reale, senza un confine preciso, il Rabbino invece si impegna a educare i propri allievi, mentre la figlia amministra il proprio focolare domestico. Più delle altre storie questo quarto episodio de “Il gatto del rabbino” ha un tono mistico e spirituale dove i confini sembrano quasi biblici. Se offrissero a Malka la possibilità di entrare a far parte dei personaggi biblici non ci stupiremmo, ma lui rifiuterebbe.
Sfar ci conduce in un percorso narrativo fatto di stupore, e meraviglia, pianti e felicità. I colori di questo volume sono colori di terra e sabbia, colori calpestati da piedi di erranti, mentre gli spazi dedicati alle emozioni sono colori del rosso e del viola, passione e saggezza. Ma non esiste mai una linea precisa che ci permetta di capire cosa è immaginazione e cosa è reale. Forse perché tutto è reale tanto quanto per noi può esserlo. E viceversa.
Ah, giusto, dimenticavo il nostro Rabbino. Tornato da Parigi, scopre che nella sua scuola ci sono persone che inneggiano alla guerra e all’uso delle armi. Li rimprovera. Ma sarà il gatto a esprimere il pensiero più bello, forse quel pensiero che attraversò tanti ebrei in Europa e nel mondo mentre arrivano i venti antisemiti: chi vorrebbe fare la guerra a queste creature che non pensano che ai libri?

Andrea Grilli