“Il racconto simbolico non si presta a strumentalizzazioni”

Leggeremo questo Shabbat la storia del matrimonio di Izchaq con Rivka. Secondo il midrash, Rivka, la matriarca Rebecca, sarebbe nata nel giorno del mancato sacrificio di Isacco, suo futuro marito. Un po’ come dire che proprio nel momento in cui tutto sembra finito si aprono le speranze per il futuro. Facendo i conti emergono però delle difficoltà. Izchaq nasce quando Sara sua madre ha 90 anni. La madre muore a 127 anni, quando Izchaq ha 37 anni. Tre anni dopo si sposa. Quanti anni aveva quando ci fu il mancato sacrificio? Una tradizione prevalente insiste nel collegare il momento del sacrificio con la morte di Sara, che non avrebbe resistito all’emozione della notizia. Ma se Rivka nasce quel giorno, vuol dire che Izchaq la sposa quando ha tre anni! Vi sono ovviamente opinioni differenti; il Gaon di Vilna sostiene che Izchaq aveva al momento del sacrificio 27 anni, per cui Rivka si sposa da ragazzina, a 13 anni. Matrimonio precoce per i costumi di oggi, non per quelli dell’antichità. Sempre meglio comunque di una sposa di tre anni (ma almeno Izchaq non era poligamo). Il fatto è che è molto arduo applicare mentalità e razionalità attuali a racconti, con ampi risvolti simbolici, di età remote. Se lo si fa a scopi di politica, come è successo pochi giorni fa, i risultati sono disastrosi.

Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma