…terroristi

A Gerusalemme, il terrorista che ha ucciso due palestinesi, ha compiuto vari attentati, tra cui quello a Ze’ev Sternhell, uno dei maggiori storici del Paese, ed è anche sospettato di avere ucciso due poliziotti, è stato rinviato a giudizio. “E’ stato un piacere e un onore servire il mio Dio”, ha affermato davanti al tribunale, dopo aver rivendicato i suoi atti. Mentre sui giornali israeliani si dibatte sui suoi presunti rapporti con lo Shin Bet (l’idea del complotto infuria anche in Israele, evidentemente!), qui il caso ha poco rilievo, è liquidato come un atto di pazzia individuale. Ma non era un atto di pazzia individuale anche quello di Baruch Goldstein quando sparò sui palestinesi in preghiera ad Hebron? Non era un atto di follia individuale quello di Yigal Amir, quando assassinò Rabin? Qual’è il confine tra terrorismo e follia? Solo l’appartenenza ad un’organizzazione? I kamikaze di Hamas sono terroristi (e giustamente!), mentre i nostri terroristi, perché agiscono per convinzione individuale, sarebbero solo dei pazzi? E il convincimento di uccidere e morire per Dio non è altrettanto pericoloso, se non di più, di un’organizzazione che ti mandi a farlo? Sottovalutare questi atti e il clima di cui sono indizi non serve a difenderci dai nostri nemici, ma ci impedisce di combattere il male che cresce fra di noi.

Anna Foa, storica