Torah oggi – La corte suprema britannica e una sentenza che deve far riflettere

Una sentenza della corte suprema britannica ha messo ieri clamorosamente fine (dal punto di vista della giustizia inglese) a una penosa controversia tra una scuola ebraica ortodossa e una famiglia che voleva iscrivervi il figlio nato da madre non ebrea, convertita all’ebraismo riformato. Per l’ortodossia questa conversione non è valida, quindi il bambino non è ebreo; per la famiglia che ha fatto ricorso alla giustizia si tratta di una discriminazione etnica, perché non si può giudicare una persona in base alla condizione dei genitori. La corte suprema ha dato ragione alla famiglia. E torto alla halakhà. Si è creato l’incredibile paradosso per cui è una corte di giustizia inglese a decidere chi deve essere ebreo, con l’aggiunta di una sostanziale accusa di discriminazione razziale a una regola fondamentale sui cui si fonda la nostra tradizione. Ottimo il tempismo della decisione, proprio nei giorni di Hanukkah che festeggiano la resistenza della tradizione. Felice anche la coincidenza con la richiesta di arresto di Zipi Livni, da parte della giustizia inglese. La parte più tecnica del caso, quella dell’iscrizione negata, non potrebbe riproporsi in Italia, dove le scuole ebraiche sono già tenute ad accettare qualsiasi domanda di iscrizione, anche di cristiani e musulmani, purché si paghino le tasse e si accetti tutto il progetto didattico. Ma l’ondata delle discussioni sulle questioni di principio potrebbe certamente coinvolgerci.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma