avvicinare…

Si sta svolgendo in questi giorni a Jerushalaim la conferenza mondiale della leadership religiosa delle comunità nella diaspora nella quale stanno partecipando anche una ventina di rabbini dall’Italia. I problemi all’ordine del giorno, la bioetica, gli ebrei lontani, la kasherut, il dialogo interreligioso etc. , sembrano assillare nella stessa misura comunità grandi e piccole, negli Stati Uniti come nella Bulgaria. Una sessione intera delle conferenze è dedicata all’insegnamento di rav Avraham Kook, primo rabbino capo dell’Yshuv, nel settantacinquesimo anniversario della sua morte. L’attualità del pensiero di rav Kook z.z.l. si manifesta soprattutto nella preoccupazione di avvicinare e valorizzare ogni ebreo, soprattutto coloro che oggi chiamiamo i lontani. E’ noto lo stupore di alcuni suoi discepoli per la simpatia e l’affetto con cui il rav Kook si rapportava agli ebrei meno osservanti. Il rav Kook ci trasmette come nella visione della Torah non esista una dicotomia tra ciò che convenzionalmente definiamo “religioso” e ciò che chiamiamo erroneamente “laico”. Ogni ebreo, anche il più lontano, è in grado di avvicinare l’epoca della redenzione. Non a caso i nostri Maestri suggeriscono di usare il braccio destro, quello forte, per avvicinare, e riservare il sinistro, quello più debole, per respingere.

Roberto Della Rocca, rabbino