Qui Livorno – Il nuovo Sefer in onore di un Giusto fra le nazioni

Da ieri la Comunità ebraica di Livorno ha un nuovo Sefer Torà, dedicato alla memoria dei suoi deportati e probabilmente il primo in assoluto ad essere mai stato scritto in onore di un Giusto tra le nazioni, il volterrano (ma livornese di adozione) Mario Canessa. Poliziotto di stanza a Tirano (Sondrio) negli anni del secondo conflitto mondiale, portò in salvo centinaia di persone oltreconfine, nella neutrale Svizzera. Tra di loro c’erano tantissimi ebrei, oltre a vari prigionieri politici e ricercati dalla polizia della Repubblica di Salò.
Presente alla cerimonia in sinagoga, Canessa non ha nascosto l’emozione. A rendere omaggio a lui e al sacro libro, c’erano le principali autorità cittadine e alcuni rabbanim.

Naturalmente Yair Didi, rabbino di Livorno, ma anche Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana, Joseph Levi, rabbino capo di Firenze, e alcuni Maestri venuti appositamente da Israele. Rav Laras, figlio della Shoah, ha spiegato che “i Giusti tra le nazioni ci riconciliano con un passato di morte, nel quale scelsero la strada opposta a quella dei delatori, che per 5000 lire vendevano gli ebrei ai nazisti”. Ma la giornata di ieri è stata soprattutto una giornata di festa perché, come ha ricordato il presidente della comunità ebraica livornese Samuel Zarrugh, “la Torà è un canto melodioso”. Così, cuciti i rotoli e completate le ultime lettere, il Sefer è stato portato in giro per le strade di Livorno, accompagnato dai canti più belli della tradizione musicale ebraica.

Adam Smulevich

Tra le tante foto scattate nel Tempio Ebraico di Livorno (a pochi giorni dal Giorno della Memoria) gremito di autorità civili, militari, religiose e pubblico, per l’ingresso del nuovo Sefer Torà (il Rotolo in pergamena che contiene il Pentateuco) dedicato ai deportati livornesi ed in onore del Giusto tra le Nazioni Mario Canessa, si troverà numerose volte una significativa inquadratura nella quale, intorno al nuovo Sefer e tra gli oratori intervenuti, si distingueranno il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, Isacco Bayona, ormai l’unico in vita dei deportati livornesi, e il Giusto tra le nazioni Mario Canessa. Come ha efficacemente sintetizzato proprio il rabbino Laras nel suo intervento, i Giusti che pertanto non accettarono le aberrazioni del nazifascismo “riconciliano”, per quanto possibile,il mondo ebraico con quella società che pervicacemente e scientemente perseguitò anche nel nostro paese gli ebrei. Rav Laras ha patito direttamente, come ha ricordato non certo facilmente, nei propri affetti familiari quelle persecuzioni così come Isacco Bayona ne è ancora diretto testimone. Dinanzi al nuovo Sefer Torà, simbolo di vita e di continuità dell’ebraismo, si è costituito quindi un significativo collegamento tra chi subì e chi cercò di riscattare una società che non può avere scusanti e nemmeno attenuanti. La gioia e la festa per l’arrivo del nuovo Sefer in parallelo con il ricordo di quanto è stato e che non potrà essere dimenticato o ridimensionato, appunto un ponte tra due dimensioni che non contrastano affatto.

Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane