…tracce

Nella società contemporanea tutti i nostri comportamenti privati sono sempre più visibili e controllabili (telecamere a circuito chiuso, tracciabilità di tabulati, percorsi di carte di credito, operazioni bancarie, elenchi di telefonate; contatti internet,…). I segni che lasciamo consapevolmente e inconsapevolmente sono più che sufficienti a testimoniare di ciò che facciamo e sono spesso abbastanza eloquenti. In ogni caso ciò che facciamo “nel tempo” costituisce una traccia più che sufficiente a chiunque voglia guardare. Spesso, per accumulo, pur con una buona approssimazione per difetto, quella traccia alla fine è una testimonianza significativa di chi noi siamo. Perché continuiamo a essere convinti che se qualcuno indaga e mette insieme quei pezzi che noi abbiamo lasciato in giro è perché c’è un complotto? Io prenderei in considerazione anche l’ipotesi opposta, che una prova del complotto possibile, ci sarebbe anche se cominciasse a verificarsi la condizione della sistematica sparizione di quelle tracce. E mi chiederei: perché spariscono? E soprattutto chi le fa sparire?

David Bidussa, storico sociale delle idee