Moked – Un sogno realizzato

Il sogno di un ragazzo che, per caso e per passione, si trasforma in realtà. E’ su questa traiettoria, condita da un’abbondante dose di creatività, che si gioca in meno di dieci anni il singolare percorso di Moise Levy. Sessantadue anni, medico otorinolaringoiatra, fino al 2007 in servizio all’ospedale Niguarda di Milano, Moise è il vincitore della prima edizione del Premio educazione e cultura del 5770 del Dec – Dipartimento Educazione e Cultura UCEI. Riconoscimento, assegnato nel corso del Moked, che vuole incoraggiare quanti si prodigano nella diffusione e nella trasmissione della cultura ebraica all’interno delle Comunità. Aspetto per cui la vicenda del dottor Levy è senz’altro unica.
Milanese, a 12 anni Moise va a studiare al Collegio rabbinico di Torino ed è qui che si radicano i primi semi di un interesse destinato a germogliare in tempi assai più recenti. “In quegli anni – racconta – studiavamo il Kizur Shulchan Aruch un ebraico e pensavo sempre che sarebbe stato assai più semplice farlo su una traduzione italiana delle regole”.
Gli anni non cancellano l’idea. Così nel 1998 si mette a tavolino e inizia a tradurre questo testo fondamentale. Poi lo rivede insieme al rav Bahbout (“ci siamo chiusi in casa per oltre un mese a studiare e discutere: un’esperienza bellissima”), lo correda di indice analitico, storia dell’Halakhah, immagini e glossario e, dopo aver imparato a impaginare i testi (“è bastato prendere un manuale e studiare”, minimizza) lo pubblica per Lamed dedicandolo al rav Raffaele Grassini, suo compagno di Collegio rabbinico e a tutti gli ebrei italiani.
Poco dopo è la volta delle mitzvot, “Mio figlio Davide – ricorda – stava preparando il bar mitzva e un mese prima mi chiede aiuto per imparare le 613 mitzvot a memoria”. Ne nasce una pubblicazione che le riordina in positive e negative proponendole nell’ordine in cui compaiono nella Torah e per argomenti.
A questo punto la vocazione culturale di Moise Levy è ormai matura, come la sua capacità di disegnare complesse architetture a fini didattici. Dopo una traduzione dei Salmi (con tanto di traslitterazione e note per la lettura) il medico si cimenta con la traduzione della Torah e delle Haftarot integrando il testo con il commento di Rashi. Una sfida impegnativa, che richiede quasi tre anni e si conclude nel 2008. “Ho cercato di portare a termine il lavoro secondo lo spirito di Rashi cercando di mettermi nei panni di chi legge e vuole capire. Per agevolare il compito al lettore ho dunque inserito i commenti fra parentesi nel testo corredandolo comunque di richiami”.
Ad arricchire l’opera compare l’elenco delle mitzvot suddivise fra quelle in uso e quelle che non lo sono più e un suggestivo indice analitico in cui rintracciare personaggi e avvenimenti della Torah scoprendo tutti i passi in cui ricorrono certe figure, fatti o determinati oggetti (ad esempio il bastone, che è quello di Balam ma anche quello di Aron, il termine assassino o la parola hametz).
Ma lo spirito didattico di Moise non è ancora soddisfatto perché l’autore si pone il problema della lettura: come si può mostrare a chi si avvicina alla Torah il modo giusto di leggerla? Qui il supporto decisivo arriva dalle nuove tecnologie. “Ho fotografato un intero Sefer Torah, l’ho scaricato sul computer e l’ho cantato tutto registrando le letture. Infine ho associato i file a un calendario ebraico – italiano che reca gli orari dello Shabbat di 12 città italiane e 26 città nel mondo”. Il risultato è che basta entrare (dal sito http://libri.levy.it) e cliccare. Il mouse si trasforma in iad e si può seguire la lettura oltre che scaricarne i file in formato mp3. Con un tocco ironico chi entra di Shabbat è avvisato che quel giorno è programmato per non funzionare. Ulteriori filmati danno risposta a chi ha dubbi su come indossare Talleth e Tefillin, fare la metila iadaim o recitare le berachot. Insomma, un lavoro immenso, che certo da solo vale un premio anche perché è già stato adottato dalle scuole ebraiche di Roma e Milano.
Strada facendo, per portare avanti la sua passione, dopo la pensione il dottor Levy è diventato editore. “Ma – dice – non volevo diventasse un lavoro. La mia è sempre stata una ricerca spinta dal desiderio di imparare e di trasmettere agli altri quanto avevo appreso. Il premio Educazione e cultura del Dec è importante proprio perché riconosce il valore della diffusione culturale. E’ fondamentale che i ragazzi studino, perché è da loro che inizia l’ebraismo”.

Daniela Gross