Missione in Israele – Peres: “Chi è amico nel momento di necessità è un amico vero su cui possiamo contare in ogni stagione”

“Un amico vicino e caloroso per il nostro stato” titolava Yedioth Ahronot, il più diffuso quotidiano israeliano, alla vigilia della seconda visita in Israele del presidente della Camera Gianfranco Fini (nell’immagine il presidente della Camera assieme all’onorevole Alessandro Ruben e a una delegazione degli italiani in Israele durante la visita alla sinagoga italiana di Gerusalemme). Un’accoglienza da amico, dunque, quella riservata a Fini per la tre giorni che la scorsa settimana l’ha visto fra Gerusalemme, Tel Aviv e i territori palestinesi, ribadita dalle parole del presidente israeliano Shimon Peres, il quale, riferendosi al prestigioso ospite, ha sottolineato che “chi ti è amico nella momento della necessità è un vero amico”.
Fini – accompagnato da una delegazione di parlamentari e, nella visita a Yad Vashem e negli incontri con la Knesset e la comunità ebraica italiana, dal presidente UCEI Renzo Gattegna – ha aperto la sua visita con un breve incontro con il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu. Un confronto sereno che ha toccato i punti più critici della politica mediorientale: dalle comuni preoccupazioni legate ai programmi nucleari di Teheran ai rapporti sempre più tesi con la Turchia. Netanyahu ha inoltre illustrato al presidente della Camera i compiti della commissione d’inchiesta indipendente, istituita dal governo israeliano per fare luce sull’incidente della Freedom Flotilla. In quest’occasione Fini ha voluto sottolineare la necessità di riallacciare i rapporti fra Ankara e Gerusalemme, non condividendo l’opinione diffusa in Israele per cui “la Turchia non dia più garanzie rispetto alla sicurezza dello stato ebraico”. Un appello riproposto giovedì, in occasione di un incontro informale con il ministro degli Esteri Lieberman. Gianfranco Fini ha poi puntato il dito verso l’Unione Europea che “deve uscire dall’incertezza nei suoi rapporti con lo stato turco” e non abbandonarlo in una sorta di limbo.
Seconda tappa del viaggio del presidente della Camera è stata la visita alla Knesset, il parlamento israeliano, dove Fini ha incontrato per un colloquio il suo omologo Reuven Rivlin, presidente del Parlamento israeliano, e il leader dell’opposizione Tzipi Livni. Dopo aver ricevuto il saluto dell’Assemblea riunita in seduta straordinaria, il presidente della Camera ha firmato il libro d’onore della Knesset: “con sincera commozione nel nome dei comuni valori di democrazia e libertà”.
A sette anni di distanza dalla storica visita allo Yad Vashem in cui l’allora deputato Fini definì il fascismo come “il male assoluto”, il presidente della Camera è tornato, affiancato dal presidente UCEI Renzo Gattegna, al museo memoriale della Shoah di Gerusalemme. Esprimendosi contro la barbarie nazista e auspicando che una tragedia simile non si ripeta mai più, il presidente Fini ha scritto sul tradizionale libro degli ospiti “ogni uomo degno di tale nome faccia quel che può, sia esso autorevole o più umile, affinché non si perda il ricordo della Shoah. Ma ancor più perché non possa ripetersi, nemmeno nella più ridotta delle dimensioni, una simile barbarie”.
L’importanza della memoria storica è stata ribadita in occasione dell’incontro di Fini con la Comunità ebraica italiana di Gerusalemme. Durante la visita al Tempio italiano, Fini ha voluto rivolgere un pensiero a Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito oramai quattro anni fa da un gruppo di guerriglieri palestinesi, sottolineando come sia “positivo e bello che Roma sia in prima fila nel ricordare il dramma di Shalit” mentre la Capitale mentre Roma, Milano e Torino si preparavano a spengere le luci dei luoghi simbolo di ciascuna città (Colosseo, Castello Sforzesco e Mole Antonelliana) in segno di solidarietà verso il soldato e la famiglia Shalit.
Gianfranco Fini, dopo aver incassato i complimenti di Shimon Peres (che ha definito l’ospite italiano come “uno dei migliori amici di Israele”), si è recato nei territori palestinesi, ultima tappa del suo viaggio, per incontrare il presidente dell’Anp, Abu Mazen. La possibile apertura di colloqui indiretti è stato il principale argomento dell’incontro, al termine del quale Fini, incalzato dalle domande dei giornalisti, ha spiegato che “il presidente Abu Mazen ha ribadito la volontà di giungere a una pace duratura che garantisca anche la sicurezza d’Israele”. Ma l’apertura di negoziati diretti sembra ancora una possibilità remota. I problemi sul tavolo sono tanti, non ultima la questione degli insediamenti. In merito Fini non ha voluto sbilanciarsi, sostenendo che per arrivare a una soluzione “ci deve essere buona volontà da entrambe le parti”.

Daniel Reichel