…Visera

Roberto Saviano ha scritto l’introduzione, che il Domenicale de Il Sole 24 ore ha parzialmente anticipato ieri, del libro di Varlam Salamov, “Visera”, che Adelphi ha appena pubblicato, dove il grande scrittore racconta la sua prima esperienza negli anni Venti nel Gulag, che precede quella narrata in I racconti della Kolyma, un libro fondamentale e straordinario che, Saviano racconta, incontrò ad essere pubblicato in Italia notevoli resistenze e difficoltà. Un problema, questo della penetrazione italiana della letteratura sul Gulag e delle sue censure, che è stato poco affrontato nel nostro paese. Saviano racconta, in queste pagine, la storia di un caporedattore di una rivista che pubblicò nel 1937 una notizia sgradita al regime. Mentre il direttore della rivista veniva fucilato, a lui andò meglio, gli spezzarono “solo” la schiena. Ma Salamov aggiungeva: “E’ ancora vivo e scrive”. Ecco, scrivere è essere vivo, è resistere, come sapevano quelli che scrissero dopo il lager, dopo il gulag, dopo i genocidi del secolo appena trascorso. Non è solo testimoniare, è affermare la propria resistenza alla rassegnazione e alla sua ineluttabile conseguenza, la morte.

Anna Foa, storica