La verità urta i prepotenti

La verità urta i prepotenti. Nel Libano la prospettiva che il Tribunale Internazionale dell’Onu, incolpi Mustafa Badr Aldin, cognato del comandante Imad Mughniyeh, ed eminente esponente dell’Hizbollah, come maggiore responsabile per l’assassinio alla bomba di Rafik Hariri all’epoca Primo Ministro libanese, il 14 febbraio 2006, rischia di immergere il paese in un mare di sangue. Il figlio Saaad Hariri attuale Premier si è dimostrato finora molto debole al punto da formare un Governo associando l’Hizbollah nel suo seno, dopo che l’esercito libanese aveva dimostrato la sua netta inferiorità in scontri armati con l’Hizbollah. Hariri-figlio fa pressioni perchè il Tribunale non pubblichi la sua sentenza. Sono accorsi a Beirut il re dell’Arabia Saudita Abdullah bin Abdulaziz, “padrino” di Hariri e Bashar el Assad, Presidente siriano da tempo sostenitore dell’Hizbollah. Il re Saudita che aveva sostenuto Hariri padre, pensa ora che sia più importante salvaguardare la fragile stabilità libanese che non rivendicare la memoria del defunto.
Il Premier Assad dal canto suo continua ad appoggiare l’Hizbollah e lo ha regolarmente rifornito in armi iraniane transitate per Damasco. L’Hizbollah in contrasto con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha provveduto a riarmare i propri accoliti nel Libano meridionale e potrebbe cercare ora un diversivo provocando qualche incidente alla frontiera con Israele. La presenza formale dell’Unifil, le truppe dell’Onu, non da nessun fastidio all’Hizbollah che le mantiene fuori della zona controllata da tale organizzazione terroristica.
Più a sud dopo il razzo “Grad” contro un quartiere di abitazione ad Ashkalon, sabato
è arrivato un altro razzo a Sderot ed ha colpito il College Sapir, per fortuna vuoto a
quell’ora e nel giorno festivo.

Sergio Minerbi