azione…

La pausa estiva è spesso un’occasione per ipotizzare progetti per l’anno a venire. Chi governa gli organismi comunitari si lascia troppo spesso assillare dalle cosiddette emergenze di gestione, da scadenze amministrative e finanziarie che non permettono una riflessione adeguata sui destini dell’ ebraismo italiano e soprattutto sulla necessità di un progetto globale e di un punto di riferimento definito al quale tutto il lavoro dovrebbe essere finalizzato. L’opposto corrisponde ad una logica distorta. Non sono i progetti che devono essere subordinati alle esigenze amministrative, ma queste ultime che devono piuttosto essere confacenti agli obiettivi da raggiungere. Ciò che occorre è che vengano elaborati dei progetti da sottoporre a periodiche verifiche e che tengano conto della situazione oggettiva ma che non si facciano divorare da questa. A volte il timore, la mancanza di un po’ di fantasia e di intraprendenza sono alla base dell’immobilismo. “…lo alècha hamelachah ligmor, velò atta ben chorin lehibbatel mimmenna…..”, “ … non spetta a te portare a termine l’opera, ma neppure sei libero di esentartene…” (Pirqè Avot, 2; 16).

Roberto Della Rocca, rabbino