Rosh ha-Shanà…

Da qualche tempo c’è l’abitudine, alla vigilia dell’anno nuovo, di decodificare le lettere che insieme indicano il numero dell’anno ebraico come se fossero una sigla, per dare loro un senso bene augurale (proviamo almeno a consolarci così). Il numero-nome dell’anno che sta finendo, 5770, taw shin ‘ain, è stato del tutto particolare perché le tre lettere insieme compongono già una parola con senso compiuto, tesha’, che vuol dire “nove”. Tra una settimana il numero-nome cambia, diventa taw-shin-‘ain-alef e già circolano proposte, tipo: tehè shanà ‘im ahavà, “che sia un anno con amore”, oppure tehè shanà ‘am echad “quest’anno sia un popolo unico”. La gara è aperta, ogni proposta è benvenuta.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma