Qui Roma – “La Memoria e l’immagine: 16 ottobre 1943”

“Con il rastrellamento del 16 ottobre 1943, la storia di civiltà e di umanità del nostro popolo e dei popoli d’Europa, dopo la violenta repressione già da tempo attuata dai regimi nazista e fascista, era ancora una volta infranta e la speranza sembrava come murata da una pietra inamovibile, spietatamente invincibile”. Lo ha detto il Presidente del Senato Renato Schifani intervenendo questa mattina alla presentazione del progetto ‘Pietre d’Inciampò, secondo appuntamento del percorso culturale ‘La Memoria e l’immagine: 16 ottobre 1943’, promosso dall’Osservatorio della fotografia della Provincia di Roma in collaborazione con il Senato della Repubblica che si è svolto nella sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, alla presenza della senatrice Silvana Amati, del Consiglio di Presidenza del Senato, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma, Paola Rita Stella, assessore alle Politiche della scuola della Provincia di Roma Adachiara Zevi curatrice del progetto Pietre d’inciampo, Sandra Terracina responsabile del Progetto Memoria del Centro di cultura ebraica di Roma e dei due testimoni Alberta Levi Temin e Piero Terracina. Protagonisti dell’iniziativa culturale sono stati i docenti e gli studenti di diverse scuole e istituti di Roma fra cui Ipsia Cattaneo di Roma, Liceo scientifico Keplero, Ipsia CineTv Rossellini del Liceo Visconti, scuola media G. Belli; scuola elementare Ada Negri; liceo artistico De Chirico; IIS Viale di Villa Pamphili. Sul maxi schermo sono poi mostrate le immagini realizzate dagli studenti dell’Ipsia Cine Tv Rossellini riprendendo l’iniziativa avviata a Colonia nel 1995 dall’artista tedesco Gunter Demnig in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti e portate in Italia da Adachiara Zevi curatrice del progetto che ha coinvolto sei Municipi romani dove sono state installate 30 stolpersteiner letteralmente dal termine tedesco ‘pietre d’inciampo’ inventati Demnig, piccoli sampietrini di cemento ricoperti di ottone con su scritto nome, cognome, anno di nascita, data e luogo di deportazione e anno di morte che dal lontano 1993 l’artista dedica non soltanto agli ebrei ma anche a militari, oppositori politici, partigiani, zingari e omosessuali che furono assassinati nei campi di concentramento nazisti. A Roma infatti sono state installate oltre alle pietre d’inciampo in memoria di alcuni componenti della famiglia Calò nel cuore del vecchio Ghetto, della famiglia Terracina a Piazza Rosolino Pilo, in via Flaminia dove abitava la famiglia Levi (gli zii della Temin), anche davanti alla Caserma allievi carabinieri di viale Giulio Cesare, per ricordare i dodici carabinieri da lì deportati il 7 ottobre 1943 perché giudicati inaffidabili in vista della deportazione degli ebrei la settimana successiva e in via Taranto, dove abitava il colonnello Eugenio Paladini.
Ed è proprio sull’aspetto della vigilanza perché forme di intolleranza e di razzismo che attraversano quotidianamente la nostra società che si sono soffermati tutti i relatori intervenuti.
“Credo che quando si parla di vigilanza bisognerebbe riferire il concetto non al passato ma al presente – ha osservato infatti Riccardo Pacifici – per far comprendere ai giovani qual è il significato di un’azione come quella di Adachiara Zevi. La deportazione non è avvenuta solo il 16 ottobre, non solo a Roma e non ha coinvolto soltanto gli ebrei. La genialità delle pietre d’inciampo sta nel ricordare gli eventi, ma nel ricordare anche che questo è un fatto su cui dovremmo soffermarci a riflettere ogni giorno”.
Commoventi le testimonianze di Alberta Levi Temin e Piero Terracina che hanno concluso la mattinata “Per quasi cinquanta anni non ho più parlato di quei giorni terribili – ha detto la Temin nel ricordare i terribili giorni che hanno preceduto e seguito il 16 ottobre 1943 – ma quando ho sentito che qualcuno cercava di negare la Shoah ho detto non posso più stare zitta”. Sullo stesso concetto si è soffermato Piero Terracina “Colgo l’occasione per parlare con la forza dell’Io c’ero per contrastare la tesi negazionista” ha detto Terracina nel parlare del professore di Teramo che in un’aula universitaria qualche giorno fa ha negato l’esistenza dei campi di concentramento “A quel professore vorrei domandare – ha concluso infatti Terracina – dei 1023 ebrei deportati da Roma solo 16 hanno fatto ritorno gli altri sono scomparsi?”.

Lucilla Efrati