Sogno di una recensione di fine autunno

Il Tizio della Sera legge in una notte il romanzo di un umorista ebreo che ha scritto un dramma. Nel libro, il riso è come la porta di un palazzo dove abita il mostro della tristezza. Il protagonista si adopera a consegnare la donna che ama ad uno sconosciuto inconsapevole, in modo che questo qui ne faccia la sua amante – il protagonista pensa che solo perdendo l’amore si può sapere quanto valesse l’amore, allora sì che l’amore è perfetto. La stampa ne parla come di un romanzo glamour di perversioni sessuali, ma al Tizio sembra una strombolata dei giornalisti. Quello è un libro dove la speranza è crepata e non c’è un filo d’aria. Chiude il libro e dorme. Sogna che viene inseguito da degli sgherri spagnoli con quegli elmi a pentola. A un tratto, fa il sarto in un ghetto e cuce una bella giacca, ma arrivano i cosacchi ubriachi e bruciano tutto. Come se fosse il giorno dopo in una vita dove le epoche sono semplicemente il giorno dopo, scende da un treno merci, passa un cancello e va in una baracca. Qui poi muore, ma in quel posto delle baracche morire è normale come vivere. Si sveglia tutto sudato: ha capito il romanzo! e ringrazia l’angelo che spiega i romanzi. Se uno vive da moribondo, che ne sa della vita normale. Il punto è capire se dopo gli ebrei, adesso sia tutto il mondo a credere che vivere sia come morire.

Il Tizio della Sera