digiuno…

Domani sarà il 10 di Tevet, il giorno di digiuno istituito per ricordare l’inizio dell’assedio babilonese a Gerusalemme. Dopo la Shoà, a questo ricordo antico si è aggiunto l’uso di dedicare la giornata alla recitazione del kaddish per tutte le vittime dello sterminio di cui non è nota la data della morte. Il ricordo nuovo ha rinforzato quello antico, che per quanto si collegasse a un evento remoto e relativamente minore, era stato mantenuto nella memoria ebraica. Ma il calendario ci riserva una sopresa anche per oggi, 9 di Tevet. Un elenco molto antico, la Megillat Ta’anit, che per molte sue norme è caduta ufficialmente in disuso, indicava anche il 9 di Tevet come giorno di digiuno, non spiegandone però il motivo, che sarebbe stato invece ben chiaro ai contemporanei. Il mistero ha avuto molti tentativi di spiegazione, da chi parla della morte di Ezra a chi indica il giorno della prima violenza subita dalla regina Ester da parte di Assuero, a chi ricorda altri martiri, a chi infine mette la data in relazione a eventi della storia dei primi rapporti ebraico-cristiani: forse sarebbe il giorno della morte di Simone-Pietro (il primo papa), che secondo alcune leggende non avrebbe mai abbandonato la fedeltà all’ebraismo e al quale alcune tradizioni, molto controverse e dubbie, attribuiscono persino la composizione del poema liturgico Nishmat kol chai. Sono argomenti per specialisti, un po’ al margine delle grandi discussioni halakhiche e storiche, ma che non mancano di esercitare un curioso fascino sempre attuale.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma