L’uomo che fece di se stesso fiamma

A cent’anni dalla morte il folgorante itinerario umano e culturale di Carlo Michelstaedter torna all’attenzione del grande pubblico grazie a una mostra, dal bel titolo Far di se stesso fiamma che a Gorizia ne ricostruisce il percorso in un’articolata galleria d’immagini che spazia dai dipinti ai libri. La vicenda di Michelstaedter si brucia in soli ventitre anni. Quando il 17 ottobre 1910 si toglie la vita con un colpo di pistola, poco prima della dissertazione della tesi di laurea, è soltanto uno studente sconosciuto che a Gorizia, alla periferia dell’Impero austro-ungarico, vive ed esprime un disagio oscuro. A distanza di cent’anni quel tragico gesto si configura come una parabola di significato ben diverso: quella tesi, non arrivata alla discussione, è infatti valutata come uno dei testi filosofici più alti del Novecento italiano, una delle più brillanti tesi di laurea mai scritte. E la pubblicazione interamente postuma delle sue opere filosofiche, poetiche e pittoriche, ci pone di fronte all’impressionante creatività di un talento precocemente maturo. In un intreccio inestricabile tra riflessione e biografia Carlo Michelstaedter è così diventato un’icona inconfondibile, il simbolo di una giovinezza integra e incorruttibile, visionaria ed estranea alle lusinghe borghesi della carriera. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, in collaborazione con la Biblioteca statale isontina e il Comune di Gorizia e curata da Sergio Campailla, scrittore e docente di letteratura italiana all’Università Roma3 si compone di oltre 250 pezzi e racconta il mistero di una vocazione esuberante e tratragica attraverso una rassegna di dipinti, schizzi, fotografie, documenti, manoscritti, edizioni e cimeli, in parte inediti. In questa pagina il lettore ritrova fra l’altro il ritratto dei grandi rabbini goriziani Isacco Samele Reggio (1784-1855) e Abraham Vita Reggio (1755-1841)da cui il filosofo discendeva e altri preziosi documenti della vita ebraica d’allora. Il percorso prende il via da Gorizia, la “Nizza austriaca”, una città-giardino a misura d’uomo, circondata da dolci alture e sovrastata dal castello, sede di una piccola e fiorente comunità ebraica destinata a essere spazzata via dalla persecuzione nazifascista. La seconda parte è dedicata a Firenze dove Michelstaedter frequenta l’Istituto di studi superiori venendo a contatto con professori famosi e colti condiscepoli. Qui si scoprono le prime relazioni sentimentali e amorose di Carlo, rimaste sino ad ora in ombra. Nella terza parte il discorso ci riconduce a Gorizia dove Michelstaedter rientra definitivamente dopo l’esperienza fiorentina e, una volta consegnata la tesi si laurea, decide di togliersi la vita. La rassegna, aperta fino al 27 febbraio, si chiude con l’esposizione dei libri provenienti dalla biblioteca di Carlo e con le edizioni postume dei suoi scritti.

(Sala Espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, via Carducci 2, Gorizia
tel. 0481537111 info@fondazionecarigo.it – Orario di apertura : martedì-venerdì 10.00-13.00 • 16.00-19.00 sabato-domenica 10.00-19.00 – Chiuso tutti i lunedì)