Pietre d’inciampo: i nomi, la Memoria

“Questa è la casa della mia infanzia e queste erano persone che a casa mia non si poteva neanche nominare tanto il loro ricordo procurava dolore ai miei genitori, con queste pietre d’inciampo mi è sembrato di averle riportate a casa” ha detto Sira Fatucci subito dopo che le pietre d’inciampo che ricordavano alcuni membri della sua famiglia Angelo e Attilio Fatucci, appunto, Teresa Campagnano e Cesira Della Torre, sono state poste sul Lungotevere Sanzio a Roma, uno dei luoghi che fra oggi e domani vedranno la posa di 54 nuove pietre d’inciampo, 48 delle quali nel Primo municipio, mentre le rimanenti in altri quattro municipi di Roma, il secondo, il terzo, l’undicesimo ed il diciassettesimo, per ricordare, fra i tanti, gli Spizzichino di via Mameli e gli Efrati di via Germanico, i Terracina di via del Tempio, ma anche gli Alatri in via Piemonte e i Bondì Milano in via dei Querceti.
Intere famiglie spazzate via durante la furia nazista che oggi ritrovano un segno, un nome proprio lì dove avevano vissuto, grazie alle pietre d’inciampo ideate dall’artista Gunter Demnig che dal 1993 a oggi ha installato ventisettemila pietre d’inciampo in dieci paesi europei.
Il suo lavoro è stato illustrato da Adachiara Zevi, curatrice del progetto, presente questa mattina alla cerimonia in ricordo della famiglia Fatucci insieme al Consigliere Ucei Sandro Di Castro, al presidente del Primo municipio, Orlando Corsetti e ovviamente a Gunter Demnig. L’artista ha posato personalmente i blocchetti di dieci centimetri per dieci rivestiti di ottone sui quali è inciso il nome del deportato i suoi dati anagrafici, la data e luogo di deportazione e, quando nota, la data di morte nei campi di concentramento.