Da una festa all’altra

Qui a Torino, prima capitale, come si può ben immaginare i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia sono particolarmente sentiti. Mentre partecipiamo dell’allegria generale, ci prepariamo a festeggiare Purim. Viene quasi naturale, quindi, confrontare le due ricorrenze. Sono molte le connessioni possibili, e alcune sono già state notate. Nell’Italia postrisorgimentale come nella Persia del re Achashverosh gli ebrei sono ben integrati, ricoprono anche cariche pubbliche, si sentono cittadini a pieno titolo di uno stato che inaspettatamente li tradirà. In entrambi i casi, però, alla fine la loro identità tornerà ad essere riconosciuta e valorizzata. Nella Meghillat Ester si nota che l’ordine di uccidere tutti gli ebrei viene inviato a ogni provincia nella sua scrittura, a ogni popolo nella sua lingua (3, 12); invece il decreto che permette loro di difendersi viene spedito a ogni provincia secondo la sua scrittura, a ogni popolo secondo la sua lingua e agli ebrei secondo la loro scrittura e la loro lingua (8, 9): un popolo sparso e diviso tra i popoli (3, 8) è diventato una minoranza di cui si riconoscono e valorizzano le specificità culturali, che non sono percepite come un ostacolo all’integrazione e alla partecipazione attiva alla vita del proprio paese (tanto che Mordechai diventa addirittura primo ministro), ma, anzi, come un arricchimento per tutti.

Anna Segre, insegnante