La lingua e l’ospitalità

La lingua non è mai proprietà di qualcuno; viene sempre dall’altro (a cominciare dalla madre). Non abbiamo inventato noi la lingua, tanto meno quella che parliamo ogni giorno e che, pur essendo la nostra precaria dimora, resta sempre inquietantemente estranea. Abitare la lingua è come migrare nel deserto.
I parlanti sono migranti, profughi, apolidi, destinati a non fermarsi in nessun luogo, spinti di confine in confine, di riva in riva – di parola in parola. E forse si può dire così: nella lingua ci sono solo esuli, non ci sono proprietari.
Dietro ogni esilio singolare si cela l’esilio di ogni parlante nella lingua. Presa in parola la lingua apre a un’etica e a una politica non ancora scritti, indicando un nuovo diritto di ipseità, di proprietà, di ospitalità.

Donatella Di Cesare, filosofa