pentimento…

Domenica il rav Benedetto Carucci Viterbi, nel suo alef/tav, prendendo spunto dai commenti di Rashì e di Ramban ha messo bene in evidenza la straordinarietà del coinvolgimento familiare (perfino dei poppanti) nella plateale punizione di Korach e il suo seguito. Sembra prospettarsi da ciò che la conflittualità, laddove è corrosiva, possa diventare eccezionalmente contagiosa, quasi in forma ereditaria. Si dice spesso però che nell’universo ebraico è inconcepibile l’idea di una colpevolezza-punibilità che si trasmette per via ereditaria, esiste invece l’ipotesi per cui una generazione può rendere vulnerabili, ma pur sempre libere quelle successive. Nella tragica storia di Korach mi sembra di registrare, viceversa, un ribaltamento di questo presunto determinismo pedagogico. I figli di Korach, in modo assai suggestivo, nel momento in cui stanno per sprofondare si salvano dalla voragine perché si pentono e si dissociano dal loro padre al grido: “Moshè è verità e il suo insegnamento è verità”. I loro discendenti saranno addirittura i cantori del Tempio! Ancora una volta viene ribadito come le parentele di Torah possano risultare più forti di quelle biologiche. E non capita spesso anche oggi di vedere tanti figli e nipoti che riabilitano i propri genitori?

Roberto Della Rocca, rabbino