Tisha be Av…

Il digiuno del nove di Av, che inizia questa sera, ricorda tra l’altro la distruzione dei due Templi di Gerusalemme. Il primo, distrutto dai Babilonesi, nel 586 av. E.v. circa, fu ricostruito dopo settanta anni e ridistrutto dai Romani nel 70. Una domanda che si pone è se nel periodo della ricostruzione del secondo Tempio si continuò a celebrare il 9 di Av a ricordo della distruzione del primo. E’ una domanda strana; ricordare la distruzione di un edificio nel momento in cui è ricostruito può sembrare una contraddizione. Sappiamo che il 9 di Av dovrà trasformarsi in futuro in un giorno di gioia, quando la situazione originaria sarà restaurata. Oggi ne siamo ben lontani, ma quando esisteva il secondo Tempio, perché digiunare? E poi, chi ci dice che lo facevano? Alcune fonti tradizionali sembrano indicare che il 9 di Av c’era anche a Tempio ricostruito. Bisogna allora capire la logica. Una possibile soluzione è che anche se si ricostruisce qualcosa meglio di prima la nostalgia del precedente è infrenabile. Un’altra soluzione, proposta da rav Soloveitchik, è che il digiuno non serve solo a ricordare quello che è stato, ma anche a pregare perché non si ripeta; perché una volta raggiunti certi obiettivi c’è sempre il rischio di perderli, compiacendosi dei risultati e illudendosi della propria forza. Paradossi della tenacia e della insoddisfazione ebraica.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma