Qui Roma – Una targa per ricordare

La pergamena che brucia e le lettere che volano: è una delle immagini più drammatiche della tradizione ebraica. Sono le parole pronunciate da Rabbi Chananià ben Teradion, messo al rogo dai Romani avvolto dalle pergamente del Sefer Torà, per aver disobbedito all’ordine di studiare Torà. Agli studenti che assistevano e gli chiedevano cosa vedesse, rispondeva con quella frase, che significa che si può distruggere la materia, ma lo spirito è indistruttibile. Sono le parole che abbiamo voluto incidere nella targa metallica che ieri pomeriggio è stata finalmente collocata nel pavimento di Campo de’ Fiori, la piazza in cui il giorno di Rosh haShana 5314, 9 Settembre 1553, per ordine dell’Inquisizione, il Talmud fu bruciato. Dopo le persecuzioni medievali contro i libri ebraici manoscritti, quella fu l’inizio della persecuzione contro il libro ebraico stampato, che forse non è mai finita. La piccola cerimonia di ieri pomeriggio ha attratto casualmente numerosi turisti che stranamente erano quasi tutti ebrei da vari paesi del mondo. Un anziano, che veniva dagli USA, mi ha detto che nel 1938 con la sua famiglia è scappato da Berlino. Quindi di roghi se ne intendeva. E si è congratulato con noi per quella che è stata per lui una gradita sorpresa. Ci sono voluti 458 anni per mettere una targa di ricordo, ma non è mai troppo tardi.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma