identità…

Giacobbe, nella interpretazione di Rashi, manda a dire a sua fratello Esaù di essere riuscito a osservare tutte le mitzvot anche a casa di Labano. Gli dice, in sostanza, di avere una identità sufficientemente forte da non soccombere a quella di un ambiente sfavorevole. Eppure, al momento dell’incontro con il fratello, quando quest’ultimo gli propone di fare la strada insieme, Giacobbe rifiuta. Adduce come motivo il fatto che i suoi bambini sono rakkim, teneri, morbidi; potremmo forse dire malleabili/manipolabili. La forza identitaria di un padre, se non attenta, non garantisce per sé, nei figli, una uguale solida identità.

Benedetto Carucci Viterbi, rabbino