Rav Sacks:“Uniti per dare un futuro all’Europa”

“Per mezzo secolo ebrei e cristiani si sono focalizzati su di in un modo di dialogare che definirei face-to-face, faccia a faccia. È arrivato il momento di passare a una nuova fase di questo rapporto ovvero camminare fianco a fianco”. Cambiare la prospettiva, non più un confronto frontale ma lavorare insieme per dare un nuovo impulso alla società. Questo uno dei capisaldi del pensiero di rav Jonathan Sacks, rabbino capo del Commonwealth, che ieri, dopo aver incontrato in un’udienza privata papa Benedetto XVI, ha tenuto una lectio magistralis nella gremita aula magna della Pontificia università gregoriana. Una riflessione che si è mossa sui binari del titolo della conferenza: “L’Europa ha perso la sua anima?”.
Il consumismo, la celebrazione paranoica dell’oggetto, l’individualismo sono il sintomo, secondo Sacks, del declino di un’Europa soffocata dalla crisi economica. Crisi imputabile in particolare alla perdita di una visione etica degli affari, ad un senso di responsabilità nei confronti dell’altro. “La nostra civiltà è in pericolo – sostiene il rav, considerato una delle voci più autorevoli dell’ebraismo moderno – le persone perdono progressivamente la fiducia nel futuro”. E il compito dell’ebraismo, del cristianesimo come dell’islam è ridare all’uomo questa fiducia, restituire la dignità personale che secondo Sacks si è persa nei meandri del consumismo sfrenato e nel disequilibrio sociale. “Un impegno che il papa, come mi ha confermato privatamente, condivide debba essere portato avanti insieme”, ricorda il capo rabbino del Commonwealth, rispondendo a una domanda di un giornalista della Bbc durante la conferenza stampa.
Nel passo d’apertura del discorso del rav risiede la risposta alla domanda della conferenza: “Per il bene dei nostri figli e dei loro figli non ancora venuti al mondo, noi, cristiani ed ebrei, fianco a fianco, dobbiamo rinnovare la nostra fede e la sua voce profetica. Dobbiamo aiutare l’Europa a recuperare la sua fede”.

d.r.