Chanukkah con gli artisti

La festa delle luci segna, per il Museo dei Lumi di Casale Monferrato, l’ingresso in collezione di undici nuove Chanukkiot realizzate nel solco di una consolidata tradizione di generosità che ha coinvolto in questi anni numerosi esponenti più o meno noti del panorama artistico contemporaneo. Le novità di questo fine 2011, un caleidoscopio di colori, forme e materiali che interpretano in più modi il significato di Chanukkah, sono uno straordinario regalo che la Comunità ebraica di Casale ha voluto fare ai lettori di Italia Ebraica. Ad accompagnarci in questo emozionante viaggio tra barattoli di Nutella, canne di bambù e scarti di lavorazione riciclati, le fotografie di Dario Canova e le schede tecniche a cura di Cristina Mancini. (Per maggiori informazioni sui grandi maestri cimentatisi con le Chanukkiot vi consigliamo un click nella sezione dedicata al Museo dei Lumi sul sito www.casalebraica.org).

Luigi Giachero

15 x 25 x 25 cm
Blocco unico in arenaria, legno, bronzo

L’opera, ricavata da un blocco unico di arenaria proveniente da Colma di Rosignano e svuotata con martello e scalpello, rappresenta l’albero del melograno. I frutti sono tagliati a metà, con al centro un foro per inserire i lumi. Accanto ai rami sono state ricavate le foglie per dare maggiore rilievo all’albero e creare una policromia di colori, così da fare risaltare l’intera lampada. La parte centrale del tronco sovrastante è in legno di acacia, il foro centrale che porta lo shammash è in bronzo proveniente da un antico strumento musicale di fine Ottocento. Attorno alla base ottagonale la scritta “Pace” scolpita a basso rilievo in undici lingue; leggendole in senso orario: ebraico, francese, latino, arabo, inglese, russo, italiano, tedesco, greco, spagnolo, albanese. Sotto alla base si trovano il giorno, il mese, l’anno di realizzazione e la sigla GIAC.

Margherita Levo Rosenberg – La fatica della luce

45 x 80 x 80 cm
Pellicole radiografiche su rete metallica

Il candelabro di Chanukkah è interpretato come simbolo della tenuta della luce dopo la minaccia della distruzione del Tempio. L’artista è stata colpita dalla determinazione del popolo ebraico di mantenere in vita le sue tradizioni e la sua identità nonostante tutto, in qualsiasi condizione. L’opera è così stata costruita in due componenti: una selva oscura, come base, nella quale i filamenti di pellicole radiografiche rappresentano l’interiorità più nascosta dell’umanità – talvolta assurdamente bestiale – dalla quale emergono con “fatica” i nove coni azzurri trasparenti che rappresentano la luce. Da qui il nome dell’opera: La fatica della luce.

Italia Ebraica, gennaio 2012