…standard

A guardare bene, anche noi, non solamente gli altri, coltiviamo un doppio standard. Per esempio, venerdí scorso un autorevole analista politico italiano scriveva “delle pretese di quegli ortodossi ebrei per cui le donne non dovrebbero cantare in pubblico (la loro voce potrebbe suscitare pensieri impuri), dovrebbero camminare su marciapiedi diversi da quelli degli uomini e viaggiare su mezzi di trasporto in cui i due sessi occupino posti distinti”. Queste critiche, quando provengono da osservatori esterni, inclusi i numerosi inviati speciali e corrispondenti da “Tèlaviv” che non hanno certo a cuore il futuro dello stato ebraico e anzi ne contestano lo stesso concetto, ci infastidiscono. Dimostrano grossolane semplificazioni, antichi preconcetti, carenze informative, a volte perfino interessi in conflitto con la stessa esistenza d’Israele. Ma nonostante tutto ciò, anche noi che viviamo in Israele sappiamo percepire in modo ugualmente critico determinati fatti quotidiani che avvengono qui come, appunto, la richiesta da parte di gruppetti di estremisti “religiosi” che le donne si siedano nei sedili posteriori degli autobus di linea o camminino su marciapiedi separati. Ed è nostro dovere denunciare queste aberrazioni a voce alta, perché a differenza dei nostri malevoli critici, noi abbiamo il dovere di tutelare la qualità civile della nostra società affiché meglio e più dignitosamente costruisca il futuro di uno stato al contempo ebraico e democratico.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme