Qui Roma – Primo Levi, un torinese allo specchio

È Beppe Segre, presidente della Comunità ebraica di Torino, ad aprire la seconda giornata del grande simposio internazionale in memoria di Primo Levi nel venticinquesimo anniversario della scomparsa. Il suo ricordo è teso a mettere in risalto la “torinesità” di Primo, la sua capacità di conservare l’umanità anche nei momenti più tragici della vita e, soprattutto, di raccontarla. “Tutti lo portiamo nel cuore ma noi torinesi abbiamo qualche motivo in più” rileva Segre descrivendo quanto Primo Levi fosse legato alla sua città, e soprattutto a una parte di essa, il suo spiccato senso di selettività e l’autoironia nel parlare del piccolo e ristretto gruppo di amici che solitamente frequentava, ma anche la nostalgia di un’epoca ormai sparita spazzata via dalla persecuzione, un’epoca che è legata alle sinagoghe piemontesi e all’ebraico-piemontese, quel misto di lashon ha codesh e dialetto che gli ebrei del posto parlavano, e ancora l’amore per la montagna poiché “per i giovani ebrei che alla fine degli anni ’30 furono allontanati dalle scuole, dai posti di lavoro e dalla vita sociale, le ascensioni in montagna erano l’unico sport ammesso che li avrebbe abituati purtroppo e inconsapevolmente anche alle asperità future”.
Numerosi e di grande valore i contributi che continuano a susseguirsi in queste ore. Tra gli altri, fuori programma, un suggestivo accostamento di David Meghnagi, direttore scientifico del Simposio, fra la parola argon cui è dedicato uno dei racconti de Il sistema periodico e la parola ebraica irgun.
I lavori proseguiranno fittamente fino a venerdì 30 marzo, spostandosi da domani mattina nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri dove si apriranno alle 9.30 con i saluti, fra gli altri, del ministro all’Istruzione Francesco Profumo e del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. A moderare gli interventi il professor Meghnagi.

Lucilla Efrati – twitter @lefratimoked