Qui Milano – Il Consiglio verso un rinnovo anticipato

E ora cosa succede? Se lo stanno chiedendo in molti nella Comunità ebraica di Milano, da quando ieri si è diffusa la notizia che altre due lettere di dimissioni erano arrivate nelle mani del segretario generale Alfonso Sassun. Perché se non si può dire che la decisione di Sara Modena e Yasha Reibman sia giunta inaspettata, dopo l’ultima riunione di Consiglio in cui i due consiglieri eletti nella lista Per Israele erano stati più volti a un passo dal dimettersi, come già diversi altri negli scorsi mesi, lascia comunque un sentimento di amaro in bocca, perché, come dicono in molti e trasversalmente, un Consiglio che non porta a termine il proprio mandato rappresenta una sconfitta per tutti.
Una sola infatti la certezza: essendo rimasti in carica meno di due terzi di coloro che furono eletti nel maggio 2010, solo 12 consiglieri su 19, secondo lo statuto il Consiglio è da considerarsi decaduto (una situazione senza precedenti, almeno negli ultimi trent’anni). Una previsione che a partire dal prossimo mandato per le elezioni anticipate richiederà invece le dimissioni del 50 per cento del Consiglio originario, come da nuovo statuto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane approvato nel dicembre 2010.
“Penso che questo sia il momento peggiore per lasciare il governo della Comunità scoperto – le parole del presidente Roberto Jarach – Se forse l’emergenza finanziaria è passata, siamo ancora in un momento molto delicato e ci sono tante decisioni da prendere”. E a rivendicare i risultati raggiunti da questa maggioranza è stato Stefano Jesurum, che afferma: “Siamo stati eletti con il motto ‘Yes oui ken’ e abbiamo dimostrato che le cose si possono fare. Abbiamo riportato in ordine i conti della Comunità, la Casa di Riposo funziona sempre meglio, abbiamo potenziato il rabbinato, a dispetto delle accuse che ci vengono mosse in questo ambito”.
Rammarico per la caduta del Consiglio, anche se con una chiave di lettura diversa è stata espressa anche dai consiglieri di opposizione Raffaele Turiel e Guido Osimo. “Le relazioni erano difficili e il clima no – ha spiegato Turiel – La non accettazione del documento presentato dalla minoranza nell’ultima seduta è stato l’ultimo segno tangibile di questa situazione. E dal mio punto di vista, ha contribuito anche il fatto che le misure necessarie per risolvere i problemi della Comunità non fossero portate avanti in modo adeguato e con tempi certi”. “Gli ultimi mesi del Consiglio hanno rappresentato una fase davvero poco produttiva. Forse anche noi dell’opposizione abbiamo scelto di perseguire una strategia politica non corretta” il commento di Osimo.
Dure sono le parole del comunicato diffuso nella mattinata di oggi dall’intera maggioranza che esprimono rammarico per una ‘decisione irresponsabile’, per il ‘rifiuto al confronto democratico’ e per la ‘contrapposizione sterile e demagogica’: “La maggioranza che ha fin qui governato la Comunità – si legge – ha la serenità di chi sa di aver gestito con rispetto e correttezza il mandato assegnatole dagli iscritti e di aver fatto tutto il possibile riuscendo a riportare la Comunità ad una situazione che consente di affrontare un futuro che adesso è di nuovo possibile”. “Le nostre sono le ultime di una lunga serie di dimissioni che sono arrivate proprio perché il gioco democratico dal nostro punto di vista non c’è stato – la replica di Reibman – Il governo di una Comunità ebraica deve essere basato su un continuo confronto tra le varie anime. In questo il Consiglio abbiamo invece assistito a una costante delegittimazione della minoranza e del ruolo del rabbinato”. “Penso che le sei precedenti dimissioni, le quattro persone che hanno declinato l’invito a entrare in Consiglio e il numero di cancellazioni dagli iscritti comunitari dimostrino come fosse necessario rimettere il mandato nelle mani degli elettori” gli fa eco Modena.
Ma alla nuova fase della politica comunitaria che si apre con la necessità di richiamare gli ebrei milanesi alle urne, si affiancano tanti interrogativi da risolvere dal punto di vista tecnico. Le dimissioni arrivano infatti in un periodo di transizione per l’intero ebraismo italiano. Con le elezioni del 10 giugno, entrerà infatti a pieno regime il nuovo statuto UCEI. E se tutti gli iscritti sono chiamati all’elezione del primo “parlamentino” dell’ebraismo italiano, la nuova legge prevede anche importanti novità a livello comunitario. Prima fra tutte dal punto di vista di disciplina delle elezioni: non essendosi la Comunità di Milano dotata di un proprio regolamento elettorale sarà necessario utilizzare la normativa in esso contenuta. Che tra le altre cose prevede la non ricandidabilità dei consiglieri dopo tre mandati già a partire dalla prossima legislatura, una previsione che, se verrà confermata l’adozione dello statuto UCEI, e non si andrà a una corsa contro il tempo per approvare un regolamento elettorale milanese (come già accaduto a Roma) toccherà ben sette esponenti dell’attuale Consiglio nonché storici volti storici della politica comunitaria, Roberto Jarach, Milo Hasbani, Sara Modena, Yasha Reibman, Michele Boccia, Avram Hason, David Piazza. A risolvere tutti i problemi tecnici è chiamato il segretario generale della Comunità Sassun, in contatto costante col segretario UCEI Gloria Arbib. Perché l’altra incognita è se sarà possibile andare a elezioni per il consiglio della Comunità in concomitanza con le elezioni UCEI. I tempi tecnici richiedono che le elezioni siano convocate con almeno 60 giorni di anticipo, quindi entro il 10 aprile, ma potrebbe essere necessaria una proroga per la presentazione delle liste, che per l’Unione dovrà arrivare entro il 16 aprile. Queste e altre questioni troveranno una sistemazione nei prossimi giorni. La festività di Pesach potrà portare poi per tutti una pausa di riflessione. Dopo di che si entrerà nella fase della campagna elettorale. Con l’auspicio di tutti che per quanto possibile la Comunità non si ritrovi ulteriormente divisa.

Rossella Tercatin
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