maldicenza…

Questa settimana leggiamo nella Torah le Parashot di Tazrìa e Metzorà, sono queste due Parashot in cui viene trattato come argomento centrale la Tzarat – una malattia che oggi associamo alla lebbra, con le sue diverse manifestazioni. Essa poteva manifestarsi sull’uomo, sui suoi indumenti ed all’interno della sua casa. Ogni una di queste manifestazioni indicava la gravità della situazione e di conseguenza la gravità del peccato che ne aveva causato la comparsa. Era il Cohen – il sacerdote, che esaminava i vari casi e le sue manifestazioni, determinandone la gravità, ed in base a ciò decideva come eliminare tale impurità. I Maestri ci fanno notare che questa punizione compariva soprattutto in coloro che commettevano il peccato del lashon ha-rah – la maldicenza. E interessante riflettere come sia possibile che trasgressioni fatte senza compiere un azione fisica comportino tale reazione sul corpo di un individuo. I Maestri ci insegnano che il corpo è il contenitore dell’anima e che la connessione tra questi due aspetti dell’uomo è simbiotica. Per questo quando si prega per la guarigione di una persona vi è l’uso di dire refuàt ha nèfesh urfuàt ha guf – la guarigione dell’anima e la guarigione del corpo. A proposito di questo il Maimonide insegna che un medico che si accinge a curare un paziente deve anche curare il suo aspetto spirituale. Per comprendere meglio questo aspetto di trasmissione che c’è tra anima e corpo è possibile fare l’esempio di un recipiente che contiene dell’acqua. Se il recipiente è fatto con materiale contaminato il liquido in esso contenuto viene a sua volta contaminato così come se il liquido è inquinato esso inquinerà il contenitore.

David Sciunnach, rabbino