Bemidbar…

Si apre il quarto libro della Torah, il cosiddetto “chomàsh hapequdìm”, il libro dei censimenti; il popolo viene contato due volte, tenendo i Leviti separati dal resto del popolo. Questi conteggi sono significativi e problematici al tempo stesso, sia per le modalità, sia per il concetto stesso di conteggio.
Tuttavia non di questo parleremo, bensì della parola “Bemidbàr” (nel deserto), che apre la nostra Parashah. I Maestri del Midràsh, in apertura della Parashah, rilevano: “La Torah è stata data per mezzo di tre cose: fuoco, acqua e deserto”. Quest’osservazione del Midràsh ci pone qualche quesito. In primo luogo, a che episodi si riferiscono i Chakhamìm per affermarlo? Secondariamente, perché rilevarlo qui e non in un punto in cui ci sono mitzvòt fondamentali della Torah? Ed infine, che cosa ci vogliono insegnare? In realtà, il nostro popolo si è distinto per aver difeso la Torah in condizioni anche peggiori del fuoco, dell’acqua e del deserto; peraltro è vero che affinché HaQadòsh Barùkh Hu’ desse la Torah a Israele essi hanno dovuto sperimentare proprio queste prove: Abramo a causa della sua fede fu gettato nella fornace ardente; gli ebrei, per essere liberi di servire D.o, hanno dovuto dimostrare la loro determinazione entrando nel mare, prima che questo si aprisse; prima di giungere ai piedi del monte Sinai hanno sperimentato la mancanza d’acqua tipica del deserto. Il fatto che il nostro popolo abbia affrontato e superato tutte queste prove (ed anche quelle successive, che – come abbiamo detto – si sono rivelate anche più gravose) è la garanzia di sopravvivenza del popolo d’Israele, garanzia rafforzata dall’aver meritato il dono della Torah. Il libro di Bemidbàr è un libro decisamente meno epico di Shemòt e meno legislativo di Wayiqrà’; tuttavia il significato di questo lungo periodo nel deserto non va sottovalutato, perché è uno degli elementi chiave della sopravvivenza di Israele. C’è anche un altro aspetto. I nostri Maestri rilevano che Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ non ha reso percepibile la Sua presenza, la Shekhinà, né presso il mare (dove pure aveva manifestato la Sua miracolosa provvidenza) né sul monte, dove pure aveva manifestato la Sua potenza tramite il dono della Torah, bensì solo nel deserto. Ciò è stato spiegato come monito del fatto che può veramente “conquistare” la conoscenza della Torah solo chi si pone di fronte ad essa come un “deserto”, ossia come terra mai lavorata e mai dissodata. Sarebbe in errore chi pensasse di accostarsi facilmente alla comprensione della Torah grazie alle sue preventive conoscenze di altre materie: solo uno studio serrato, intenso può essere d’aiuto. Adesso capiamo anche perché la Parashah di Bemidbàr è sempre prima di Shavuot: per prepararci spiritualmente in maniera adeguata al rinnovarsi del dono della Torah.

Elia Richetti, presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana