Germania

Nei miei ricordi, l’ebraismo tedesco è una realtà sorprendente e vitale. Nel periodo in cui studiai a Dresda, frequentavo la sinagoga più di quanto non faccia a Roma. Gli ebrei, molti dei quali provenienti dall’ex-Unione sovietica, avevano un atteggiamento mite, un po’ timido, pieno di gratitudine. I pochi ebrei tedeschi li avevano accolti, al pari della Repubblica Federale, e li aiutavano con le pratiche quotidiane e quelle connesse all’immigrazione.
In effetti la Germania – allo scopo di «riparare» ai crimini nazisti – varò nel 1990 una serie di leggi che incentivano gli ebrei est-europei a trasferircisi, ed è passata, nel giro di un decennio, da una popolazione ebraica di poche centinaia di persone a quella attuale che oscilla tra le cento e le duecento mila.
Una settimana fa a Francoforte, la città forse più ricca e avanzata, è stato eletto un sindaco socialdemocratico ebreo, attivo in varie organizzazioni esplicitamente ebraiche. Un altro segnale importante e molto significativo.
Come è possibile dunque che nello stesso paese un giudice proibisca la circoncisione? Si tratta di antisemitismo? Io credo di no. E’ un errore, certo, e bene hanno fatto le organizzazioni ebraiche a protestare con veemenza. Un errore che probabilmente non avrà conseguenze gravi. Ma non è così strano che questo tipo di polemiche – si pensi al possibile divieto della macellazione kosher – scoppino in paesi giuridicamente e socialmente assai avanzati.
L’affermazione dei diritti, tantopiù nella loro dimensione relativa, cioè in rapporto ad altri diritti, è tortuosa e continuamente evolutiva. Oggetto di trattative e di trasformazioni, soggetta a errori e a polemiche. Insomma, la Germania e molti paesi nord-europei continueranno a essere paesi assai ospitali per gli ebrei, ma non è escluso che situazioni di questo tipo possano verificarsi ancora.
La sfida, per le comunità ebraiche, è di non arroccarsi. Occorre opporsi con forza a quelle situazioni che impediscono la pratica dell’ebraismo – come in questo caso – ma occorre ragionare con attenzione sugli stimoli offerti dal progresso del diritto e della civiltà.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas – twitter @tobiazevi