Redazione aperta – La partita delle risorse

La giornata di Redazione aperta si apre con un carnet ricco di incontri. Una tavola rotonda che confronta Joseph Sassoon, Betti Guetta e Rav Roberto Della Rocca. Il tema segue il fil rouge scelto per questa edizione: come sfruttare e migliorare le risorse. I punti di vista orientati secondo le speciaizzazioni degli ospiti portano risposte disparate. Inizia Joseph Sassoon, presidente di Alphabet, istituto specializzato nella ricerca qualitativa e nella comunicazione di marca (cioè sui brand). La sua ricerca si muove sui testi e non sui numeri, in questo è qualitativa e non quantitativa. Il cuore delle sue indagini si alimentano con lo storytelling, la capacità di raccontare una storia. Nella comunicazione di marca si applica la semiotica alle aziende. Viene introdotta nel 1985, poi aggiornata e sovrapposta allo screen writing hollywoodiano. Bisogna costruire storie, modellarle sul terreno del marketing. Altro elemento importante per la buona riuscita della comunicazione è la viralità, il trasmettere tramite passaparola. Studiando la campagna dell’8×1000 della CEI, Sassoon evidenzia l’importanza di una buona storia che coinvolge gli spettatori, illustra quindi uno schema fisso. Nello schema c’è un eroe che vive nel mondo ordinario e ha qualche mancanza, arriva un messaggero, lui resiste e poi accetta l’avventura. Incontra un mentore e passa al mondo speciale attraversando la prima soglia. Ci sono dei guardiani che sorvegliano il cancello e l’eroe deve affrontare un test. Poi l’avvicinamento porta l’eroe in prossimità dell’antieroe e c’è uno scontro frontale quasi mai risolutivo. Passa un momento nel quale viene ricompensato, torna al mondo ordinario ma viene inseguito e c’è un secondo climax in cui muore e rivive. Torna portando un elisir per risanare i mali del mondo. Questo modello è applicabile potenzialmente all’infinito. Nella comunicazione ci vuole un messaggio che segna un forte contrasto tra il bene e il male. “Difficile emozionare con tabelle numeri. Un bel romanzo e bel film coinvolgono, nulla vale una buona storia” così conclude Sassoon. Il timone passa poi in mano a Betti Guetta del CDEC. Al contrario di Sassoon, si è occupata di ricerca sociale e il suo ultimo lavoro indaga l’antisemitismo. Betti Guetta vuole andare oltre i numeri, vedere chi c’è dietro la percentuale, cosa determina le risposte. Con i suoi studi ha attraversato le varie fasi dell’Italia in costante cambiamento, curando grandi tematiche come l’immigrazione e la politica. Per la ricerca sull’antisemitismo ha riunito un focus group: “Bisogna sommare vari elementi per capire. Tenere conto dell’ambivalenza – afferma – e della criticità. Si deve marcare stretto un gruppo. Creare un contesto di comprensione.” Purtroppo gli stereotipi sull’ebreo sembrano non cessare e si correla spesso l’antisemitismo all’antisionismo. L’ebreo viene così tacciato molte volte di attuare un comportamento isolazionista. Quale soluzione? “Bisogna evitare la sovraesposizione mediatica”.
La vera risorsa dopo l’interessante dibattito di idee chiude il cerchio: per creare nuove risorse è necessario raccontare una bella storia. La nostra storia.

Rachel Silvera – twitter @RachelSilvera2