Drake, musica e identità

Era la notte nella quale l’Italia si era rinfrancata, la notte nella quale Balotelli aveva assestato due goal che facevano brillare gli occhi perfino alle disinteressate di pallone. I due Mario si contendevano lo scettro di regnante d’Italia. Durante il post partita i giornalisti si avventano sull’eroe nazionale e cercano di strappargli sorrisi, terminano con una domanda per curiosi: “Mario ma cosa ascolti sempre nelle tue cuffie?” “Drake”. Silenzio tombale, nessuno sa chi sia questo Drake e tutto passa in sordina. Mario Balotelli, il byronic hero del nostro secolo: alto, nobile, scanzonato, dal passato difficile ed eternamente latin lover (ha già iniziato a diffondere la sua prole), è stato l’argomento scottante dell’ultimo numero di Pagine ebraiche di agosto nel dossier speciale sul mondo dello sport. Ma quel Drake ignorato ai più chi è? Quello che spande le sue note nelle orecchie del calciatore e di milioni di ragazzini americani. Aubrey Drake Graham, classe 1986 di casa a Ontario, Canada. Padre afroamericano, madre ebrea. Prima attore nella serie Degrassi poi la consacrazione nel mondo dell’hip hop con singoli di successo come Best I Ever Had. Annovera collaborazioni con Rihanna, Mary J. Blige e Stevie Wonder. Una carriera in ascesa, una marea di fan che si compiacciono nell’aver trovato finalmente un rapper jewish edition. A questo punto manca solo una piccola provocazione. Che il vecchio Drake non si fa mancare. Nel video della canzone HYFR, il cantante decide di riproporre scene del suo bar mitzvah facendo un mash up piuttosto stonato con l’immaginario comune dei video rapper. Ecco quindi kippoth che si mescolano a signorine discinte. La risposta non tarda ad arrivare e la stampa ebraica americana si scatena. Sul The Canadian Jewish news si legge “Grazie alla star dell’hip hop Drake ci sono più occhi concentrati sul tempio Israel’s bimah che durante le festività”. “Può aiutare gli ebrei a riavvicinarsi alla religione” fa eco il presidente della sinagoga Ben Kuehne, ma non convince. Dopo aver visto il video completo però fa un passo indietro: “Il video non si sposa certo con la storia e la reputazione del Tempio Israel”. Drake dal canto suo aggiunge: “Sono cresciuto da ebreo e ho frequentato la scuola ebraica e nessuno capiva cosa significava essere ebreo e di colore”. Il rapper ebreo Y-love ha spiegato come il ritrovato e proclamato rapporto di Drake con l’ebraismo porterà molti bambini a vedere la religione con occhi diversi. Sull’Huffington post il rabbino Daniel Brenner inizia scherzando: “Questo è il video del bar mitzvah più visto della storia”. La domanda però è la seguente: “Come dobbiamo reagire di fronte a un video ambientato in sinagoga che mescola alcol, donne dalla sessualità aggressiva e jet privati? (…) Ho la sensazione che questo video possa essere un tentativo di trovare una definizione della sua doppia identità, ho chiesto a mio figlio un commento e lui ha detto che sembra stia guardando al suo passato e raccontando il suo essere orgoglioso del suo ebraismo, vuole mostrare chi è veramente”. Mario Balotelli, Drake, due ragazzacci che incespicando tra scandali e vittorie si barcamenano tra tante identità.

Rachel Silvera – twitter @RachelSilvera2