In cornice – Varsavia, la Memoria trascurata

Raramente mi è capitato di entrare in un Museo così trascurato come quello di Varsavia sull’Olocausto nella città. Le aspettative erano tutt’altre perché è lì che si trova l’archivio di Emanuel Ringelblum sulla vita degli ebrei di Varsavia sotto i nazisti. Si tratta di un insieme di documenti unici, sepolti prima della rivolta del ghetto per sfuggire alla distruzione e riscoperti dopo la guerra. E poi, non mancano certo oggetti di culto, fotografie, video, per creare e continuamente rinnovare un percorso espositivo all’altezza. Invece, all’entrata si è accolti da una particolare macchina per creare la forma delle matzot – ma completamente arrugginita; da un computer su cui ricercare notizie su persone e comunità scomparse – ma il software è vecchio e la stampante non funziona; i custodi sono tanti – ma del tutto incompetenti e disinteressati, vestiti in modo a dir poco trasandato. Nelle sale si trovano quasi solo vecchi pannelli espositivi ingialliti, attaccati a una tappezzeria verde superconsunta. I pochi oggetti o quadri esposti, sono privi di qualsiasi didascalia, anche se ho potuto distinguere due quadri di Mauricy Gottlieb. Per ironia, è possibile vedere qualche estratto del famoso archivio Ringelblum, ma all’interno di una sorta di film senza sonoro che gira a una velocità eccessiva per comprenderne alcunché. Insomma, si respira un’aria da vecchio museo dell’era comunista, che però si è conclusa più di 20 anni fa. Adesso le autorità polacche stanno costruendo un nuovo, grande e moderno museo che aprirà il prossimo anno. E perché in questi 20 anni non hanno potuto neanche manutenere in modo accettabile quel che c’è? Così si onora la memoria dei trucidati? E non è che il progetto del nuovo megamuseo sia stato pensato per compiacere qualche non-polacco?

Daniele Liberanome, critico d’arte