Vita ebraica e piccoli centri, quali sfide per il futuro

Non musei, ma centri di vita ebraica attiva e propositiva, che guardano al futuro tanto quanto sono portatori della storia e dei valori di un passato glorioso. Questo vogliono essere oggi le piccole e piccolissime Comunità ebraiche italiane. Questo il messaggio che ha voluto trasmettere la giornata Da Argon al futuro: ebrei di Provincia in Piemonte oggi, organizzata dal gruppo torinese Anavim al Centro sociale della Comunità ebraica di Cuneo.
Coinvolti i responsabili delle sezioni distaccate della Comunità di Torino e le altre Comunità piemontesi, per confrontarsi sulle sfide e sulle opportunità che l’ebraismo “di provincia” offre (nell’immagine scattata da Piero Meda e Patrizia Sampietro).
Diverse decine di persone sono confluite a Cuneo per l’incontro suddiviso in due momenti.
In mattinata, dopo i saluti del presidente di Anavim David Sorani, del rabbino capo di Torino Eliahu Birnbaum, di rav Alberto Somekh (che ha inviato un messaggio non potendo essere personalmente presente), il dibattito si è concentrato sulle Esperienze di vita ebraica di provincia, con l’intervento di Giuseppe Segre (presidente della Comunità di Torino), che ha moderato il confronto che ha coinvolto chi da anni vive e si occupa delle piccole Keilloth piemontesi: Davide Cavaglion (Cuneo), Raffaele Pugliese (Ivrea), Aldo Levi (Chieri): si è parlato di problemi pratici, come il degrado degli edifici e la carenza di fondi per gestirli, e della grande responsabilità che grava sulle poche persone rimaste a interessarsene.
Una risposta, almeno parziale, ai temi affrontati è arrivata dalla seconda parte della giornata, dedicata alla Valorizzazione del patrimonio ebraico in Piemonte, introdotta dal vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni. Il presidente della Comunità di Vercelli Rossella Bottini Treves, il consigliere UCEI Claudia De Benedetti (per la Comunità di Casale Monferrato), Luisa Rapetti (Acqui Terme), Paola Vitale (Alessandria), Benedetto De Benedetti (Cherasco) e Maria Cristina Colli della Cooperativa Artefacta, che da anni gestisce le visite ai beni culturali ebraici piemontesi, hanno discusso delle possibilità che la ricchezza artistica e storica presente in tante piccole Comunità offre, e del modo migliore per utilizzarla.
Molto interessato il pubblico, che ha apprezzato l’idea discutere di queste tematiche nei luoghi direttamente coinvolti. L’auspicio di tutti i partecipanti è quello di poter ripetere l’esperienza nei prossimi mesi con ulteriori approfondimenti.