Qui Venezia – Lavorare per la coesione

Quali sono le condizioni attuali delle Comunità ebraiche? Quali le prospettive? E ancora: quale dovrebbe essere la mission di una comunità ebraica? Quale la sua fisionomia? Questi i temi che hanno fatto da filo conduttore allo Shabbaton dal titolo Ebrei, tra società e comunità organizzato dal Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Venezia.
A dare inizio al weekend di studio, dopo l’Arvith del venerdì sera alla sinagoga Levantina, la lezione di Rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec, sull’importanza dell’educazione ebraica, dedicata alla memoria di Anna z.l Salvadori, a pochi giorni dal suo anniversario. Un momento sentito che ha raccolto un’ampia partecipazione da parte degli iscritti. I lavori sono ripresi sabato sera con un interessante dibattito, guidato da Rav Della Rocca e Rav Shalom Bahbout, rabbino capo di Napoli, sulla condizione attuale in cui versano le comunità ebraiche e su come affrontare temi quali l’accoglienza, il vivere la socialità, i giovani e le prospettive, per il recupero di una coesione comunitaria che negli anni si va perdendo. Proprio su questo punto la voce dei veneziani si è fatta sentire: interventi dal pubblico che hanno sottolineato come una comunità ebraica non possa prescindere dai singoli membri che la compongono. Sono gli ebrei nella loro singolarità, complessità e diversità, i fondamenti di un vivere sociale costruttivo.
Un dato, quello relativo alla perdita di coesione in ambito comunitario, che si riscontra chiaramente nell’analisi di Enzo Campelli, sociologo e professore di Metodologia delle scienze sociali presso l’Università di Roma La Sapienza, che ha presentato domenica mattina, dopo la commemorazione dei deportati in Campo di Ghetto Nuovo, i primi risultati del progetto di Ricerca socio-demografica sull’ebraismo italiano. Un intervento, ricco di spunti, moderato dallo storico Simon Levis Sullam, professore presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari, che ha cercato di riassumere velocemente le principali metodologie che sono state applicate, i criteri di selezione degli intervistati e le percentuali relative ai principali gruppi tematici risultanti dall’incrocio dei dati ottenuti.
L’unico precedente per quanto concerne ricerche di questa portata risale a quasi quarant’anni fa nello studio realizzato da Sergio Della Pergola. Da allora le abitudini e le condizioni degli ebrei italiani sono mutate, di pari passo con i vertiginosi cambiamenti che hanno investito la società circostante. Da segnalare il dato preoccupante dei conflitti interni alle singole comunità e il sentimento diffuso di spaccatura, come da segnalare è anche l’allontanamento dalla pratica religiosa, la diminuzione della partecipazione comunitario e l’eccessiva rigidità nelle pratiche religiose, contenitore tematico che fa da cappello al difficile problema delle conversioni e dei matrimoni misti. Più di 1500 interviste a iscritti delle diverse Comunità ebraiche italiane che individuano per ora un quadro parziale, che sarà oggetto di ulteriori studi e approfondimenti.

Michael Calimani