Esther Béjarano: da Auschwitz al rap

Sentiamo parlare continuamente della distanza temporale che sempre più ci allontana dalla Shoah e ci sembra quasi incredibile ascoltare dal vivo la voce di una donna che suonava nell’orchestra femminile di Auschwitz. Forse sarebbe bastata la curiosità a riempire ieri sera l’aula magna del Politecnico di Torino per il concerto e l’incontro con Esther Béjarano. Ma c’è stato molto più di questo. Come nelle due sere precedenti ad Alessandria e a Cuneo, il pubblico si è trovato di fronte a una donna con una vitalità e una capacità comunicativa straordinarie: a ottantotto anni Esther Béjarano, accompagnata da suo figlio Joram Béjarano (chitarra e basso) e dalla fisarmonica di Gianni Coscia, canta, balla, coinvolge il pubblico invitandolo a unirsi a lei nel ritornello di Dona Dona. Niente in comune con la musica di Auschwitz, quando l’orchestra era costretta a suonare per accompagnare la marcia verso il lavoro o per ingannare chi scendeva dai treni (“pensavano che dove c’è la musica non può accadere niente di terribile”, racconta, sollecitata dalle domande di Antonella Romeo, curatrice del libro La ragazza con la fisarmonica – Dall’orchestra di Auschwitz alla musica rap Edizioni SEB27). È proprio il caso di dire tutta un’altra musica: il canto dei partigiani ebrei, quello della resistenza del ghetto di Vilna, e anche uno in lingua romanes, omaggio esplicitamente dichiarato alle vittime rom e sinti. Non solo, ma alcuni momenti del film Esther che suonava la fisarmonica nell’orchestra di Auschwitz di Elena Valsania ci mostrano la Béjarano che canta insieme ai giovani (tra cui il suo gruppo rap Microphone Mafia), con un repertorio che guarda anche ad altri contesti storici e ad altre guerre: dal Disertore di Boris Vian a Shir la shalom (la canzone della pace cantata anche da Rabin poco prima di essere assassinato). Qualche giorno fa presso la libreria Claudiana di Torino (uno dei due luoghi dove, insieme con la libreria Trebisonda, è allestita la mostra Il segno e l’immagine – 50 artisti contemporanei illustrano la persecuzione degli ebrei in Europa) Stefano Levi Della Torre rifletteva sulla difficoltà di trovare un equilibrio tra le banalizzazioni della Shoah e il rischio, non meno pernicioso, di un’unicità che l’allontana dalla storia e dalla possibilità di insegnare qualcosa al mondo contemporaneo: equilibrio che Levi della Torre individua per esempio in Primo Levi; credo che Esther Béjarano sia un buon esempio di come si possa trovare questo equilibrio nell’ambito della musica e del canto, anch’essi veicoli fondamentali per non dimenticare. “Voi non siete colpevoli per quello che è successo – dice la Béjarano ai giovani tedeschi di oggi – ma vi renderete colpevoli se non vorrete ascoltare, se non vi sforzerete di capire.”

Anna Segre, insegnante

(25 gennaio 2013)